giovedì 5 novembre 2015

Resilienza costruttiva, risposta bahá'í a violazioni diritti umani

di Krisztina Saroy (country coordinator for Iran)
Dal blog di Amnesty International UK
Leggi l'articolo originale


In Iran i seguaci della Fede Bahá’í subiscono discriminazioni, arresti, detenzioni arbitrarie e alcuni sono stati giustiziati a causa della loro religione. Benché la religione bahá’í sia stata fondata nel 1863 la costituzione non la riconosce mettendo a rischio i diritti umani della prima minoranza non mussulmana del paese.

Il 30 settembre Amnesty UK ha ospitato un film e una conferenza sul tema “La minoranza bahá’í in Iran e oltre”.  Durante la serata i partecipanti hanno appreso degli abusi dei diritti umani sofferti dai seguaci di questa particolare fede e degli obblighi internazionali riguardanti questa comunità religiosa che l’Iran deve rispettare. Due brillanti oratori ci hanno introdotto a questo tema, Tahirih Danesh, una nota ricercatrice sui diritti umani e consulente specializzata in diritti delle minoranze in Iran e nei problemi delle donne in Medio Oriente e Nord Africa, e Daniel Wheatley, professore aggiunto all’università americana di Arcadia e Syracuse e funzionario diplomatico esperto per la comunità bahá’í nel Regno Unito.

Riferendosi alla discriminazione sofferta dai bahá’í iraniani, il signor Wheatley ha sottolineato come…
…sia straordinario ed estremamente preoccupante che una comunità di persone, assolutamente pacifiche, […] che contribuiscono alla loro società, subiscano le più diverse persecuzioni  promosse dallo stato e dalla legislazione.
Ai bahá’í è negato l’accesso a certe professioni. “Un bahá’í non può farti un gelato o non può servirti dei fiori. Questo perché se mettono le loro mani nell’acqua questa e i fiori diventano impuri.”

Il regime ha inoltre vietato ai bahá’í di insegnare o studiare nelle università.

Perché tutta questa discriminazione?


Perché i membri di questa comunità religiosa sono perseguitati così intensamente?

Le istituzioni mussulmane il loro clero, sia sunnita che sciita, considerano i bahá’í apostati dell’Islam. La loro comunità è stata spesso accusata di essere un “movimento politico” e di simpatizzare per dei nemici stranieri. Durante la dinastia Pahlavi (1925-1979) i bahá’í hanno goduto di una relativa libertà ma dopo che la rivoluzione culturale, che ha seguito la rivoluzione del 1979, si è radicata nel 1981 i bahá’í sono stati presi di mira.

Tahirih Danesh  ha spiegato come, mentre il regime ha perseguito altri iraniani per le loro scelte personali, come l’essere di sinistra o atei, i bahá’í hanno subito discriminazioni per la loro fede.

Rispondere con resilienza costruttiva.


Come bahá’í la signora Danesh ha sottolineato come la comunità bahá’í abbia scelto di rispondere con “resilienza costruttiva”:
Noi documentiamo, agiamo e chiediamo assunzione di responsabilità e trasparenza per ogni singolo abuso, molestia e violazione. Allo stesso tempo noi impariamo da questo processo e ci assicuriamo che, per quanto possibile, altri non soffrano come soffriamo noi.
Allo stesso tempo i bahá’í prendono parte attiva nella vita della società iraniana.

La pacifica resilienza dei bahá’í è ben rappresentata dalla loro risposta al divieto, posto loro dal governo, di accedere alle università. Nel 1987 è stato creato l’Istituto Bahá’í per l’Educazione Superiore (BIHE) come risultato dell’impegno congiunto dei professori licenziati per dare ai giovani bahá’í la possibilità di studiare. Nonostante le molestie del governo e i raid contro l’istituto, i bahá’í ancora insegnano e studiano. Questa storia è stata brillantemente documentata da Maziar Bahari nel suo film “To Light a Candle” proiettato nella stessa serata.

Sulla base del successo del loro sistema di educazione segreto, questo gruppo religioso incoraggia altre minoranze etniche o religiose in Iran ed altrove, a studiare questo esempio ed applicarlo anche nelle loro comunità.

La signora Danesh ha parlato di come i bahá’í si siano sempre impegnati ad essere causa di progresso, sviluppo e miglioramento per l’intera nazione e, anzi, per il mondo intero. Alcuni dei bahá’í giustiziati dopo la rivoluzione erano importanti scienziati o pensatori della comunità globale. Un chiaro esempio è
Jinous Nemat Mahmoudi, la signora che scrisse l’Atlante dell’Iran, che è tuttora in uso.

Guardando al futuro.


Nonostante le speranze che la presidenza di Hassan Rouhani potesse portare cambiamenti e un miglioramento nel rispetto dei diritti umani, la situazione non sembra essere migliorata.

Secondo l’ultimo rapporto dell’inviato delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nella Repubblica Islamica dell’Iran “gli studenti bahá’í subiscono discriminazioni nell’ammissione alle istituzioni di educazione superiore per l’anno accademico 2014-2015” aggiungendo inoltre che “l’incitazione contro i bahá’í è proseguita anche in questo ultimo anno.”

I recenti sviluppi come l’accordo nucleare e la riapertura dell’ambasciata britannica in Iran indicano che stiamo entrando in un nuovo periodo di relazioni diplomatiche, economiche e culturali con l’Iran. Entrambi gli oratori hanno sottolineato quanto sia assurdo che ad alcuni dei più istruiti, dotati e competenti cittadini del paese non sia permesso di contribuire allo sviluppo economico del paese e quanto sia necessario cambiare questa situazione.
La situazione dei bahá'í in Iran documentata dalla Baha'i International Community: https://www.bic.org/what-we-do/27


Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá'í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá'í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:

O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi. (Bahá’u’lláh, Parole Celate, Arabo, n.2)

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