giovedì 12 novembre 2015

Auguri fuori stagione e la scatola delle marionette

di Adriano Savi


Domani e dopodomani sono giorni speciali per i bahá'í. In questi due giorni infatti si celebrano le ricorrenze delle nascite di Bahá’u’lláh, fondatore della Fede Bahá'í, del Báb, suo precursore. Un doppio Natale che si celebra per la prima volta in tutto il mondo in due giornate consecutive.

Nato a Teheran, capitale dell’Iran, nel 1817, Bahá’u’lláh proveniva da una famiglia nobile ed era figlio di un ricco ministro del governo. Informazioni sulla Sua vita si possono trovare seguendo questo link: la vita di Bahá’u’lláh.

Approssimandosi la ricorrenza della Sua nascita oggi vorrei ricordare un episodio della Sua infanzia che ci insegna a considerare meglio la prospettiva dalla quale esprimiamo i nostri giudizi e prendiamo le nostre decisioni. Spesso senza rendercene conto siamo portati a vedere quanto ci circonda in termini assoluti. Facciamo le nostre valutazioni dimenticando che queste, necessariamente, si basano su di un metro di giudizio che, però, non è mai assoluto.

I grandi maestri dell'umanità, lungo il corso della storia, ci hanno ripetutamente ricordato che la realtà si estende molto oltre il mondo materiale, un mondo che non merita tutta l'importanza che gli diamo. Bahá’u’lláh ci ingiunge di evitare una vita ascetica e ci esorta ad impegnarci a vantaggio del benessere materiale nostro e dei nostri simili, ma ci insegna anche che i nostri affetti e i nostri giudizi devono essere guidati da una visione più ampia, capace di ridimensionare questa realtà transitoria ed effimera che troppo spesso riteniamo ragione sufficiente per contese o, addirittura, guerre sanguinose.

Bahá’u’lláh così descrive un episodio nella vita della Sua famiglia, una famiglia che viveva alla corte dello Scià di Persia poco meno di duecento anni fa:
Quando ero ancora bambino e non avevo ancora raggiunto l’età della maturità, Mio padre fece allestire a Teheran il matrimonio di uno dei Miei fratelli maggiori e com’era costume nella città i festeggiamenti durarono sette giorni e sette notti. L’ultimo giorno fu annunziato che sarebbe stato rappresentato il dramma «Sháh Sultán Salím». Per l’occasione si riunirono molti principi, dignitari e notabili della capitale. Io ero seduto in una delle stanze al piano superiore dell’edificio e guardavo la scena. Fu piantata una tenda nel cortile e in breve si videro uscirne alcune piccole marionette di forma umana, ciascuna delle quali non sembrava più alta di mezza spanna, che dicevano: «Sua Maestà sta arrivando! Prendete subito posto!». Uscirono poi altre marionette, alcune delle quali si misero a spazzare, altre a spruzzare acqua, e poi un’altra, che fu presentata come il capo banditore della città, si mise a gridare ordinando alla gente di riunirsi per l’udienza con il re. Poi apparvero parecchi gruppi di marionette e presero posto. Il primo gruppo di personaggi indossavano cappelli e cinture alla moda persiana, il secondo aveva armi da guerra e il terzo era composto da lacché e aguzzini muniti di verghe. Infine apparve, vestito con sovrana maestà e incoronato con un diadema sfarzoso, un personaggio regale, con un atteggiamento di massima alterigia e magnificenza, che ora avanzando ora fermandosi procedette con grande solennità, calma e dignità fino a sedersi sul trono.

In quel momento spararono una scarica di colpi, suonò una fanfara di trombe e una nuvola di fumo avvolse il re e la tenda. Quando la nuvola si dissipò, si vide il re, assiso sul trono, circondato da uno stuolo di ministri, principi e dignitari di stato che, preso posto, stavano sull’attenti alla sua presenza. Un ladro catturato fu poi condotto davanti al re, il quale dette ordine che il colpevole fosse decapitato. Senza un attimo di indugio il capo carnefice tagliò al ladro la testa, dalla quale sprizzò un liquido simile a sangue. Dopo di che il re tenne udienza con la corte. Nel corso dell’udienza giunse la notizia che in una zona di confine era scoppiata una rivolta. Allora il re passò in rivista le truppe e mandò a sedare l’insurrezione molti reggimenti appoggiati dall’artiglieria. Pochi istanti dopo si udirono i cannoni rombare da dietro la tenda e fu annunciato che era incominciata una battaglia.

Questo Giovane guardò la scena con grande stupore. Finita l’udienza reale, calò il sipario e dopo circa venti minuti dalla tenda uscì un uomo con una scatola sotto il braccio.

«Che cos’è quella scatola», gli chiesi, «che cos’è questa rappresentazione?».

«Tutta questa sfarzosa rappresentazione e questi elaborati dispositivi», rispose, «il re, i principi e i ministri, la loro pompa e la loro gloria, la loro possanza e il loro potere, tutto ciò che hai visto, si trova ora in questa scatola».

Giuro per il Mio Signore Che, con una sola parola della Sua Bocca, ha portato all’esistenza tutte le cose create! Dopo quel giorno, tutti gli ornamenti del mondo sono apparsi agli occhi di questo Giovane molto simili a quello spettacolo. Non hanno mai avuto, né avranno mai, alcun peso e alcuna importanza, neppure nella misura di un granello di seme di senape. Mi meravigliai molto che gli uomini si pavoneggino di tali vanità, mentre coloro che sono dotati di intuito, prima di vedere un qualunque segno di gloria umana, ne percepiscono con certezza l’inevitabile vanità. «Non ho mai veduto nulla senza vedere davanti ad essa l’estinzione. E in verità Dio è un testimone sufficiente!».

È doveroso che tutti percorrano questo breve tratto di vita con sincerità e con equità. Se una persona non perviene al riconoscimento di Colui Che è l’Eterna Verità, almeno si comporti secondo ragione e giustizia. In breve, questi ornamenti esteriori, questi tesori visibili, queste vanità terrene, questi eserciti schierati, questi abiti adorni, queste anime orgogliose ed arroganti, tutto passerà oltre i confini della tomba, come in quella scatola. Agli occhi di coloro che sono dotati d’intuito, tutti questi conflitti, queste contese e questa vanagloria sono sempre stati e sempre saranno come giochi e trastulli da ragazzi. State attenti e non siate fra coloro che vedono ma negano. (Bahá’u’lláh, Gli inviti del Signore degli Eserciti 86) 
Concludo augurando a tutti i bahá'í nel mondo, e a tutti coloro che avranno piacere di unirsi a noi in queste celebrazioni, di trascorrere due giorni in gioia e serenità, sperimentando quegli ideali di unità e armonia, al di là di razza, nazionalità, sesso, religione, idee politiche, educazione o ceto sociale, che sono alla base della nostra comunità.



Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá'í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá'í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:

O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi. (Bahá’u’lláh, Parole Celate, Arabo, n.2)

1 commento:

Navid Anayati ha detto...

In questi giorni, i baha'i in tutto il mondo festeggiano la Nascita di Baha'u'llah.
L'evento è particolarmente memorabile... per la prima volta la data è calcolata con il calendario Badì: per una video-spiegazione di questo geniale calendario vedi https://www.youtube.com/watch?v=N6UECIrB8Vg&feature=youtu.be

A proposito... auguri..
Navid

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