giovedì 26 novembre 2015

Protesta, rivoluzione e unità

di Zarrín Caldwell
Originale in inglese tratto da bahaiteachings.org

I movimenti di protesta evidenziano le ingiustizie ma favoriscono progressi a lungo termine?

Kiev, Dicembre 2013 - Protesta in piazza Maidan
Quando tutti lodavano i vari movimenti di protesta che abbiamo visto esplodere negli ultimi dieci anni (Ucraina, Egitto, Tunisia, Burma e così via) personalmente ho sempre suggerito cautela di fronte a facili ottimismi.

A causa di questo atteggiamento mi sono spesso ritrovata nel ruolo di guastafeste in mezzo agli entusiasmi generali. Sicuramente tutti approviamo la deposizione di un despota ma, dal mio punto di vista, una pace di lungo termine e il progresso della società richiedono visione, leadership morale e, soprattutto, unità. Il buon senso e l'esperienza suggeriscono di riconsiderare con attenzione quei movimenti di protesta che conducono a spaccature, minando la coesione sociale.

Diverse decine di anni fa, l’istituzione internazionale che guida la comunità bahá’í, la Casa Universale di Giustizia, pubblicò un documento che mostra di essere ancora attuale nel caos dei nostri giorni:
I governi e i popoli delle nazioni sviluppate o in via di sviluppo, le istituzioni sociali, secolari e religiose – incapaci di invertire il corso degli odierni catastrofici eventi – sono disorientati e oppressi dall’enormità e dalla complessità dei problemi che devono affrontare. In questa fatidica ora della storia umana, sfortunatamente, molti si contentano di tenersi in disparte e di torcersi le mani dalla disperazione o si uniscono alla babele delle grida di quelli che protestano a gran voce, senza offrire, però, alcuna soluzione alle sventure e ai dolori che tormentano la nostra epoca. (Lights of Guidance 442)
In altre parole chi protesta a voce alta non offre necessariamente una visione inclusiva che conduca ad una società giusta che invece secondo i bahá'í necessità di una base etica. Inoltre le rivoluzioni ispirate dai movimenti di protesta animano discussioni che facilmente precipitano al livello di “noi contro voi” recando molto più danno che altro. Questi, per così dire, "generatori di conflitto", spesso animano contrapposizioni a fini personali. Il fine di un vero leader morale, invece, è quello di servire gli altri e di costruire ponti.

I leader morali sanno gestirsi, sanno moderare l'ego e agire con nobiltà e rettitudine. Sono visionari e influenzano la trasformazione personale. I leader morali hanno uno sviluppatissimo senso dell'intelligenza emotiva e sono molto abili in alcuni talenti sociali. lavorano per superare gli ostacoli e sono bravi nell'arte della consultazione. Creano consenso, sanno gestire la diversità e creano unità.

Sarà difficile realizzare miglioramenti a lungo termine se non riusciamo a colmare le divisioni sociali. La situazione può anche peggiorare. Prendiamo ad esempio la rivoluzione arancione scoppiata in Ucraina alla fine del 2004. Un articolo del Time Magazine, anni più tardi, ha spiegato come questa rivoluzione abbia mancato di risolvere le profonde divisioni tra l’est industrializzato e russofono e l’ovest nazionalista, filo europeista e agricolo. Nel 2014 quelle divisioni sono state la radice di una nuova crisi. Lo stesso, come tutti sanno, accade in Iraq dove divisioni settarie anche in questo caso spaccano il paese con conseguenze disastrose per molti innocenti. La mancanza di unità è il morbo che causa la malattia. Fino a quando contestatori e politici non saneranno la causa le loro azioni si limiteranno trattare i sintomi.
Ma fino ad oggi troverete che la maggior parte della gente è di opinione opposta; si considera l’unità come una mèta remota quasi irraggiungibile e ci si impegna per rimediare prima tutti gli altri mali dell’umanità. Se solo si sapesse, questi mali non sono altro che sintomi ed effetti collaterali della malattia fondamentale - la disunione. (La Pace, Compilazione 63, n. 70)
A coloro che ritengono che l’attenzione dei bahá’í sul tema dell’unità sia eccessivamente idealistica vorrei chiedere se il crescente separatismo che vediamo nel mondo d’oggi sia davvero un modello sostenibile.
...ciò che conduce all'associazione e all'attrazione e all'unità fra i figli degli uomini è apportatore di vita nel mondo dell'umanità e qualunque cosa causi divisione, repulsione e lontananza porta alla morte del genere umano. (‘Abdu’l-BaháAntologia 272)
Anche la Bibbia presenta parole chiare su questo tema:
Ma egli, conosciuto il loro pensiero, disse loro: "Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi”. (Bibbia CEI, Vangelo secondo Matteo 12:25)
Ammetto che vincere fratture profonde, divisioni e una – almeno in apparenza – crescente polarizzazione è una meta ambiziosa ma ci sono azioni pratiche da cui partire. Per iniziare dobbiamo cambiare i nostri schemi mentali e renderci conto di come la divisione sia la radice profonda dei conflitti piuttosto che un loro sintomo. Un’altra azione da intraprendere sono programmi di educazione che insegnino ad essere leader morali e che aiutino ad ampliare l’identità delle persone concentrando l’attenzione su ciò che unisce a discapito di quello che divide. E come sarebbe se, a livello politico, utilizzassimo più risorse per promuovere quello che unisce piuttosto che continuare a sostenere quello che divide?

In fin dei conti non sono una totale guastafeste. I movimenti di protesta possono giocare un ruolo importante per dirigere l’attenzione sulle ingiustizie ma cambiamenti a lungo termine nella direzione di una società più giusta e inclusiva richiedono azioni più profonde e, forse, che tutti noi ci si faccia promotori di soluzioni più innovative e durevoli.

Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá'í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá'í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi. (Bahá’u’lláh, Parole Celate, Arabo, n.2)

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