domenica 15 novembre 2015

Religione, cosa ce ne facciamo?

di Michael Day
Originale in inglese su Baha'i Blog


La religione è stata il motore di alcuni dei più importanti progressi nella storia dell’umanità ma questo fatto è oggi spesso dimenticato in quanto le persone e i mezzi di comunicazione si concentrano sugli orrori causati dal potere religioso.

Oggi sappiamo tutti che la religione può essere un’arma terribile nelle mani di chi se ne serva per i propri interessi. La religione infatti tocca le radici profonde della motivazione umana in quanto concerne l’assoluto e l’eternità. Per questo se un singolo o un gruppo riesce a manipolarla per scopi negativi essi possono ottenere i propri scopi grazie alla profonda determinazione dei suoi seguaci.

Lungo i secoli innumerevoli sono state le guerre e le atrocità causate da questa manipolazione della devozione e del sentimento religiosi. Quando ciò accade significa che la natura stessa della religione è stata contraffatta. ‘Abdu’l-Bahá ha detto:
Ogni religione che non è causa di amore e di unità non è religione. (Abdu’l-Bahá, La Saggezza)
E poi si è spinto anche oltre affermando:
Se la Religione diviene la causa di contrasti, odio e dispute, è meglio non averla e il separarsi da una simile religione sarebbe invero un’azione pia. E' chiaro che lo scopo di un rimedio è di curare, ma se il rimedio aggrava il male è meglio abbandonarlo. (Abdu’l-Bahá, La Saggezza)
Oggi tutti si concentrano sugli effetti negativi di questa perversione della religione e condannano, per questo, la religione in toto. Sarebbe come concentrarsi sugli effetti negativi di coloro che usano la scienza per fini deleteri, come la produzione di armi nucleari, e poi condannare per questo tutta la scienza, oppure condannare la teoria politica in sé a causa delle ideologie fasciste (non la religione) che causarono il più grande conflitto del ventesimo secolo e, di fatto, la più devastante guerra della storia.

Consideriamo brevemente un paio di religioni e alcuni dei loro contributi. In un avvincente libro intitolato Post-God Nation?, Roy Williams scrive di come noi, in occidente, prosperiamo grazie all’eredità giudaico-cristiana. Un’eredità che ci ha lasciato il metodo scientifico, una visione teleologica, finalistica, della storia, la democrazia parlamentare, le università e l’educazione di massa, l’impegno e la carità come doveri morali e il primato della coscienza individuale. Aggiungiamo la musica, il romanzo e la pittura naturalistica e possiamo ritenerlo davvero un lascito considerevole.

Naturalmente molti possono dubitare dell’assunto che la religione sia stata l’unica causa di tutto quanto sopra elencato ma è sicuramente al di la di ogni dubbio l’ispirazione religiosa che ha caratterizzato coloro che hanno contribuito a tutto ciò.

Un altro autore, lo studioso bahá’í Moojan Momen, nel suo libro The Phenomenon of Religion, distingue tre aspetti della religione. Vale la pena esaminarli e vedere come ciascuno di essi abbia profondamente contribuito alla civiltà umana e alla felicità dei singoli.

Il primo aspetto è l’enfasi sull’esperienza religiosa. Momen la descrive come esperienza del “santo” e del “sacro”. Si tratta dell’aspetto personale ed esperienziale della religione. Coloro che hanno raggiunto questa consapevolezza la considerano quanto di più meraviglioso essi abbiano provato. Essa nasce come risultato delle pratiche religiose della preghiera, della meditazione e dell’impegno disinteressato al servizio del prossimo. A volte arriva spontaneamente.

Non è semplice descrivere questa “esperienza religiosa” ma ci proverò. Quando la viviamo ci sentiamo come se fossimo una radio che produce i noti e fastidiosi rumori di una cattiva sintonizzazione ma poi trova un canale forte e chiaro. Scopriamo in noi un sentimento di connessione con un Creatore il cui amore e potere sono infiniti. Ne traiamo più ispirazione di quanto si possa trarne anche dalla musica più sublime o da altri piaceri, un’esperienza che nella storia è stata definita “grazia”.

Gli uomini sono fatti per cercare la trascendenza oltre gli aspetti materiali dell’esistenza fisica, come il mangiare, la sicurezza, la riproduzione, il sonno o la morte. Essi desiderano qualcosa in più, uno scopo. Per confermare questa affermazione basta guardarsi attorno. Alcune persone cercano questa trascendenza seppellendosi nel proprio lavoro o affogandosi nell’alcol o in altre droghe, o seguendo fanaticamente una squadra sportiva, concentrandosi ossessivamente sul cibo o sugli spettacoli di cucina, oppure viaggiando incessantemente.

Quando si rispettino i limiti della moderazione non c’è nulla di male in alcune di queste attività, come il lavoro, il caffè, guardare una bella partita, cucinare un ottimo pranzo o visitare luoghi esotici ma, portate all’eccesso esse nascondono in effetti una ricerca di trascendenza che però delude perché porta ad un vicolo cieco. Queste attività non soddisfano la nostra innata ricerca del divino. Portate all’eccesso, anche le pratiche religiose sono, nella sostanza, una dannosa fuga dalla realtà, che porta a dimenticare le esortazioni alla moderazione e sviluppa abitudini dannose, contrarie agli insegnamenti della stessa religione.

Lungo la storia gli uomini hanno respinto queste distrazioni per cercare la grazia attraverso la preghiera, la meditazione e il servizio. Ci sono migliaia di testimonianze scritte ma sicuramente milioni di altre persone hanno provato simili esperienze nelle loro vite ordinarie che non hanno lasciato traccia nella storia. La Casa Universale di Giustizia scrive:
Questa stessa forza, che ha operato con questo risultato in ere passate, resta un elemento inestinguibile della coscienza umana. Malgrado le circostanze avverse e i ben pochi incoraggiamenti significativi, essa continua a sorreggere la lotta per l’esistenza di milioni e milioni di persone e a suscitare in tutti i paesi eroi e santi le cui vite sono la più persuasiva dimostrazione dei principi contenuti nelle scritture delle rispettive fedi. (Casa Universale di Giustizia, Ai Capi religiosi del mondo, Aprile 2002)
Questo ci conduce al secondo aspetto della religione che, come spiegato da Momen, è l’aspetto dottrinale. Gli uomini vogliono chiarire la loro relazione con la realtà ultima. Per fare ciò alcuni scelgono di avvalersi della scienza ma si tratta di una scelta limitata e infruttuosa. Senza respingere la scienza, la religione invece costituisce una risposta a questi bisogni che, come conseguenza, di solito produce effetti positivi ispirando tra i propri seguaci comportamenti più morali e meno egoistici.

Seguendo gli insegnamenti che ci sono stati dati dai messaggeri come Krishna, Buddha, Mosè, Gesù, Maometto e il Báb e Bahá’u’lláh, stabiliamo un relazione con il Creatore e conteniamo il lato materiale ed egoistico della nostra natura, sviluppiamo i nostri attributi spirituali come l’amore, la giustizia, la pazienza, la gratitudine, la perseveranza e l’umiltà e proviamo a fare del nostro meglio per seguire la loro guida e adeguare i nostri comportamenti sociali alle esigenze del nostro tempo.

La Casa Universale di Giustizia, riguardo all’efficacia della religione nella sviluppo del carattere morale, ha dichiarato:
Quando è stata fedele allo spirito e all’esempio delle trascendenti Figure che hanno dato al mondo i suoi grandi sistemi di credenze, essa ha risvegliato intere popolazioni alla capacità di amare, perdonare, creare, azzardare, superare pregiudizi, sacrificarsi per il bene comune e disciplinare gli impulsi dell’istinto animale. (Casa Universale di Giustizia, Ai Capi religiosi del mondo, Aprile 2002)
L’autore Roy Williams sostiene che il tanto contestato esempio del vicolo buio continua ad essere valido nel 2015: immagina di tornare a casa a piedi la notte e incontrare un gruppo di dieci uomini in un vicolo buio. Non ti farebbe sentire più tranquillo sapere che sono appena usciti da una classe di studio sulla Bibbia?

Questo ci conduce al terzo aspetto della religione descritto da Momen, il rafforzarsi della coesione sociale con la creazione di nuovi modelli di ordine sociale o istituzionale. La religione ha il potere di unire persone e società. Nel corso di tutta la storia abbiamo visto società unite e ispirate dalla fede, funzionare efficacemente e pacificamente. Nei fatti piuttosto che vedere la storia come una catena di guerre interrotte da periodi di pace sarebbe più esatto vederla all’opposto come lunghi periodi di pace interrotti dalle guerre.

Queste società hanno usato il potere della religione per unire e non per dividere. Hanno creato le forme di arte più nobili, architettura e musica che anche oggi incantano, elevano ed ispirano l’umanità.

Lo scrittore Alain de Botton, da ateo sostiene che dovremmo guardare alla religione per capire come creare un senso di comunità, creare relazioni durevoli, superare sentimenti di invidia e inadeguatezza, sfuggire alla quotidiana e incessante esposizione ai media, viaggiare, apprezzare di più l’arte, l’architettura e la musica, creare una nuova economia adatta a soddisfare i nostri bisogni emotivi.

Dunque cosa ce ne facciamo della religione?

Riassumendo la religione fornisce all’uomo metodi spirituali (la preghiera, la meditazione e il servizio) per acquisire consapevolezza della grazia divina, consentendoci di ottenere una soddisfazione senza pari. Ci fornisce insegnamenti e ci guida a vivere virtuosamente e a comprendere sempre più a fondo la realtà. Ci da l’unità e la coesione sociale necessarie per costruire grandi civiltà basate sul diritto, che esprimano eccellenza nel pensiero, nell’arte, nell’architettura, nella danza, nella musica, nella letteratura, nel teatro, nella medicina e nelle altre grandi scienze.

Consapevoli che questa forza può essere usata per scopi impropri, dobbiamo essere pienamente coscienti del suo potere. Dobbiamo riconoscere la sua unicità, cioè che la verità che sta alla base di tutte le religioni è, nella sua essenza, una sola.

La Casa Universale di Giustizia ha scritto:
Il grande vantaggio dell’epoca presente è la prospettiva che consente all’intera razza umana di vedere questo processo di incivilimento come un unico fenomeno, i ricorrenti incontri del nostro mondo con il mondo di Dio. (Casa Universale di Giustizia, Ai Capi religiosi del mondo, Aprile 2002)
Negli scritti di Bahá’u’lláh leggiamo:
Il benessere, la pace e la sicurezza dell’umanità saranno irraggiungibili, a meno che e finché la sua unità non sia saldamente stabilita. (Bahá’u’lláh, Spigolature CXXXI)
Traendo ispirazione da queste parole appare chiaro cosa la religione possa fare per noi in questo particolare momento della storia. La vera religione, assieme all’altra branca della conoscenza che le è complementare, la scienza, può dare significato alle vite di tutti noi che siamo su questa terra e può anche donarci la visione di una società mondiale unita e la motivazione per costruire una tanto attesa civiltà globale pacifica e prospera.

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

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