giovedì 31 dicembre 2015

Parigi, dagli U2 un appello alla riconciliazione e all'unità delle religioni

di David Langness
Originale in inglese tratto da bahaiteachings.org


In questa nuova, meravigliosa dispensazione i veli della superstizione sono stati squarciati e i pregiudizi dei popoli orientali sono condannati. Presso certe nazioni d'oriente la musica era considerata reprensibile, ma in questa nuova età la Luce Manifesta ha proclamato specificamente, nelle Sue Tavole sante, che la musica, cantata o suonata, è cibo spirituale per l'anima e il cuore. (‘Abdu’l-Bahá, Antologia 111)

Se siete andati al concerto degli U2 all’AccorHotel Arena di Parigi lo scorso lunedì [lunedì 6 dicembre 2015 - N.d.T.], insieme a ventimila altri fans, ma anche se lo avete visto in televisione da una qualsiasi parte del mondo, avete partecipato a qualcosa di veramente eccezionale. Molto più del solito concerto rock, questa esibizione, con il potere della musica, ha proclamato la verità dell’unicità della religione.

Tutto è iniziato quando gli U2 hanno suonato i loro emozionanti inni alla pace, uguaglianza e libertà con passione e forza. Il concerto di Parigi della band, inizialmente previsto per il giorno dopo gli attentati di Parigi del 13 di Novembre, ha assunto una nuova simbolica importanza per il loro impavido ritorno.

Bono ha mantenuto alto l’entusiasmo del pubblico parlando in francese e inglese, tra una canzone e l’altra, della tragedia degli attacchi terroristici a Parigi. Ha dichiarato: “Siamo tutti parigini”. Ha spiegato come il terrorismo non possa fermare la musica. Ha invitato tutti a trasformare la paura in amore.

Eccitazione e fervore si sono ulteriormente intensificati quando la band ha suonato l’emblematica canzone: “Pride: In the Name of Love” che parla di Martin Luther King Jr. e di altri sostenitori delle libertà. Questa inno ha reso omaggio alle 130 persone che sono decedute negli attacchi di Parigi mostrando ciascuno dei loro nomi, su un enorme schermo, sovrapposti a simboli di pace e di amore.

Dalla folla è partito un enorme boato di solidarietà.

Poi Bono ha stupito tutti gli spettatori quando ha coraggiosamente detto: “Noi stiamo con coloro le cui vite sono state straziate da un’ideologia che è una perversione di quella bella religione che è l’Islam.”

Ha inoltre aggiunto: “Per quello che ne so io Islam significa ‘arresa’”. Poi ha chiesto alla folla di estendere le loro condoglianze e le loro preghiere, “Per quanto sia difficile”, alle famiglie e ai parenti dei terroristi stessi.

Questo invito all’unità ha ricordato i concerti degli U2 dopo gli attacchi terroristici del 9/11 negli Stati Uniti e subito dopo l’attacco di Londra del 2005, quando Bono indossò la bandana con la scritta “coexist” formata con i simboli delle religioni ebrea, cristiana e mussulmana e, in un’appello all’unità religiosa, cantò “Gesù, ebreo, Maometto è vero. Tutti figli di Abramo. Padre Abramo, parla ai tuoi figli. Dì loro: ‘Mai più!’”

Per i bahá'í la dichiarazione di Bono mostra una comprensione particolarmente profonda, non soltanto della discendenza di Abramo ma anche della correlazione progressiva di tutte le fedi.

Così i discendenti di Abramo hanno ricevuto la speciale benedizione per cui tutti i Profeti della casa d’Israele provengono dalle loro file. È una benedizione che Dio ha concesso a quella progenie: Mosè da parte di padre e di madre, Cristo, da parte di madre, Muḥammad, il Báb e tutti i Profeti e i Santi di Israele appartengono a quella progenie. Anche Bahá’u’lláh è un diretto discendente di Abramo, perché oltre a Ismaele e Isacco Abramo ebbe altri figli, che in quei tempi emigrarono nelle regioni della Persia e dell’Afghanistan e la Bellezza Benedetta è uno dei loro discendenti. (‘Abdu’l-Bahá, Le Lezioni di San Giovanni d’Acri, sez. 57, par. 6)

Poi è arrivato il finale, un emozionante crescendo musicale con il pubblico e i membri della band che cantavano con tutto il fiato e profonda determinazione che amore, gioia e musica trionfino sul terrore.

Poco più di cento anni fa a Parigi, la città dei cuori, ‘Abdu’l-Bahá lanciò l’appello unificatore della Fede Bahá'í, ora diffuso in tutto il mondo:

Tutti i profeti di Dio sono venuti per amore di questa grande meta. Guardate come Abramo si sforzò di portare la fede e l'amore fra il popolo; come Mosè cercò di unire il popolo con giuste leggi; come Gesù Cristo morì per portare la luce dell'amore e della verità in un mondo ottenebrato; come Maometto si adoperò per portare l'unità e la pace fra le tribù incivili tra le quali Egli visse. E da ultimo, Bahá’u’lláh soffrì quarant'anni per la stessa causa: il solo nobile fine di diffondere l'amore fra i figli degli uomini. E per la pace e l'unità del mondo il Báb dette la sua vita.
Seguite dunque l'esempio di questi esseri divini, bevete alla loro sorgente, illuminatevi con la loro luce, e siate per il mondo simboli della misericordia e dell'amore di Dio; siate come pioggia e nuvole di misericordia, come soli di verità; siate un esercito celeste ed in verità conquisterete la Città dei Cuori. (‘Abdu’l-Bahá, Saggezza 213)

A volte bisogna condividere  esperienze  emotive e culturali come questa per capire come la società possa realmente ritrovarsi coesa in amore e perdono, compassione spirituale e unità.

Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá'í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá'í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi. (Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi si allarga il cuore!

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