venerdì 23 ottobre 2015

Alla ricerca di valori che uniscono e contribuiscono alla civiltà

di Iscander Tinto


Spesso ci si chiede quali valori, all’interno di un’organizzazione, possono contribuire a costruire e saldare legami fra le persone al fine di creare organizzazioni solide e sane. Esiste un legame fra la creazione di relazioni e la prosperità di una qualsiasi organizzazione: i valori indirizzano i comportamenti, orientano le scelte, eliminano i conflitti e aiutano le persone a consultarsi in modo costruttivo e socialmente accettabile.

La cultura in ogni organizzazione è l’insieme di quei valori, opinioni e conoscenze condivisi dai membri che la compongono e insegnati ai nuovi membri come maniera corretta di pensare e comportarsi. La cultura può essere interpretata basandosi su elementi osservabili quali riti e cerimonie, storie e miti, simboli, strutture, sistemi di controllo e rapporti di potere all’interno dell’organizzazione. Ci riferiamo ai valori intendendo genericamente un sistema di idee, modi di agire e attributi considerati “importanti” per sé e quindi tali da informare l’azione di una società. Ogni organizzazione, sia essa un’azienda o una società in senso lato, sviluppa una determinata cultura alla quale resta aggrappata nel corso degli anni e dei secoli e questa diventa parte integrante di essa.

Cambiare la cultura diventa un’attività piuttosto complessa poiché bisogna fare in modo che alcuni assunti e modelli mentali siano modificati. I modelli mentali sono le immagini, le ipotesi e le storie che ciascuno di noi si costruisce internamente in merito a come crede debba funzionare il mondo. Solitamente le persone si comportano seguendo i loro modelli mentali sebbene a parole dicano di seguire o aderire a un diverso principio che per loro risulta quindi estraneo. I nuovi principi non riescono ad essere messi in pratica perché sono in conflitto con immagini interne profondamente radicate del modo in cui il mondo funziona, immagini che ci limitano a modi familiari di pensare e di agire.

L’esperienza dimostra che il successo e la possibilità di sostenere il cambiamento dipendono in larga misura dal consenso delle persone. Per ottenere che la gente partecipi al cambiamento e che la loro partecipazione sia significativa e utile è necessario realizzare alcune condizioni fondamentali, in particolare lo sviluppo di un’ampia gamma di capacità collegate l’una all’altra a livello personale e collettivo. Come si può ottenere un alto coinvolgimento nella creazione di valori? Propongo di seguito qualche idea:
  • coinvolgere i singoli nella  progettazione e realizzazione di attività di sviluppo;
  • usare metodi decisionali non conflittuali;
  • prendere l’iniziativa in modo disciplinato;
  • organizzare e mettere in atto comportamenti sani;
  • promuovere la solidarietà e l’unità di intenti e di azione;
  • incoraggiare il riconoscimento dell’essenziale nobiltà degli esseri umani;
  • organizzare e realizzare processi educativi che producano crescita personale e trasformazione sociale;
Possiamo porci alcune domande in merito al tema del cambiamento e alla creazione di valori.
Se sviluppo significa cambiamento, che tipo di cambiamento vogliamo vedere? L’idea di sviluppo può maggiormente attecchire se si fonda sulla concezione spirituale della natura degli esseri umani. In tal senso possiamo definire lo sviluppo come “un processo organico nel quale l’elemento spirituale della vita si esprime e si realizza in quello materiale” (Bahá’í International Community99-0112).

Nel contesto di questa definizione, il progresso materiale non può essere “inteso come fine a se stesso” (Bahá’í International Community99-0112), ma deve essere considerato un “veicolo di progresso morale, spirituale e sociale” (Bahá’í International Community99-0112). “il cambiamento sociale dipende non tanto dall’acquisizione di capacità tecniche, quanto dallo sviluppo di qualità e atteggiamenti che favoriscono modelli di interazione umana basati sulla collaborazione e sulla creatività” (Bahá’í International Community99-0112).

Valori quali la felicità, la sicurezza, il benessere dell’uomo, la coesione sociale, la giustizia economica non sono conseguenze del successo materiale: essi nascono da una complessa interazione fra la soddisfazione di bisogni materiali e sociali e la realizzazione spirituale dell’individuo. Collegando il progresso materiale ad aspirazioni spirituali e facendo appello a quei valori universali che permettono all’individuo di oltrepassare il proprio interesse personale, le persone possono tradurre alti ideali e nobili principi in azioni costruttive per il loro benessere personale e per il miglioramento delle loro comunità.

In questo contesto lo sviluppo può anche essere definito come “un processo per cui individui e comunità diventano i principali attori della promozione del proprio benessere fisico, spirituale e sociale” (Bahá’í International Community99-0112).  Lo sviluppo è così inteso come un duplice processo, che coinvolge la società e l’individuo, nel quale la società, formata dai suoi cittadini, agisce sul loro carattere in modo tale da facilitare la realizzazione delle loro potenzialità. Ogni essere umano deve avere la possibilità di alimentare quella parte di sé che va oltre la razza, la religione, la lingua e il genere, per concentrarsi sulla propria essenza. Questo è, in ultima analisi, un invito alla spiritualità.

Questo tipo di sviluppo comporta “la formazione di comunità nelle quali l’applicazione di valori spirituali come la giustizia, la fidatezza e la gentilezza promuove il benessere spirituale” (Bahá’í International Community99-0112). Esso contribuisce inoltre a creare “un ambiente, radicato in valori sociali e culturali nuovi, nel quale ogni membro della società può contribuire al proprio benessere e a quello della famiglia, della comunità e del paese” (Bahá’í International Community80-0826), che è lo scopo principale dello sviluppo. Infine dà alle persone la possibilità di assumere “la responsabilità delle istituzioni e dei processi che riguardano la loro esistenza” (Bahá’í International Community98-0218).

Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá'í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti baha’i invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:

O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi. (Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

2 commenti:

Felice ha detto...

SONO IDEE FUORI DELLA REALTA' ATTUALE DEL MONDO. VI E' UNO STATO CHE HA DESTABILIZZATO INTERE AREE DEL PIANETA DETERMINANDO IMPOSSIBILITA' DI VITA PER NUMEROSISSIMI INDIVIDUI SPINTI A SPOSTARSI IN ZONE PIU' VICINE AI LORO PAESI MA LONTANE DAGLI STATI UNITI D' AMERICA. STA CREANDO GRANDI SOFFERENZE E DISORDINI IN EUROPA SOLO PER SODDISFARE IL PROPRIO CONCETTO DI IMPERIALISMO. COSTORO NON CAPISCONO ALCUN CONCETTO DI GIUSTIZIA, DI EQUITA', DI AMORE DELLA SPIRITUALITA'. DEVONO ESSERE COMBATTUTE CON LA FORZA AL SERVIZIO DELLA GIUSTIZIA.

Adriano Savi ha detto...

Caro Felice grazie per il tuo commento. Sono d'accordo sul fatto che il fatto che il cammino verso una civiltà più giusta è ancora molto lungo. Sono anche d'accordo che la politica che abbiamo visto fare fino ad oggi è stata la politica del Principe di Macchiavelli. Tuttavia non ci dobbiamo lasciar scoraggiare. Come singoli il nostro contributo è microscopico ed assume un valore solo all'interno di un impegno comune. Dobbiamo essere distaccati dai risultati. Non siamo noi a dover cambiare il mondo ma siamo noi, nella nostra piccolezza, a dover dare il nostro piccolo contributo senza pretendere che questo possa essere determinante. Detto questo però mi sembra che i segnali di cambiamento siano già diversi. Che un ex segretario di stato americano come Colin Powel definisca il suo discorso all'ONU in favore della guerra in Iraq una macchia sulla sua carriera o che un ex primo ministro britannico come Tony Blair chieda scusa per la guerra in Iraq mi sembrano segnali impensabili nel passato che ci dicono che piano piano le cose stanno cambiando. Dunque dobbiamo avere speranza e continuare imperterriti nel nostro impegno senza la pretesa che le cose cambino per quello che facciamo noi come singoli. Il nostro è solo un microscopico contributo.

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