martedì 13 ottobre 2015

La Psicologia Positiva e la ciliegina sulla torta.

Psicologia Positiva e Fede Bahá'í presentano tre strade verso la felicità: piacere, impegno e servizio.

di Adriano Savi

Frans Hals, Giullare che suona il liuto (1624)

Martin Seligman e la psicologia positiva

Martin Seligman (da ted.com)
Martin Seligman, professore di psicologia all’università della Pennsylvania, è stato tra i fondatori della psicologia positiva.  Orgoglioso dei risultati ottenuti dalla psicologia finora, della sua capacità di trattare malattie, di rendere gli infelici meno infelici ha però ritenuto, assieme ad altri colleghi, che la psicologia dovesse occuparsi anche delle persone “normali” ed aiutarle ad essere più felici. Su questi presupposti è nata la psicologia positiva.

Ho conosciuto Seligman grazie ad una conferenza TED che ha tenuto nel luglio 2008, per presentare la psicologia positiva. Su internet è disponibile il video della conferenza dove potete selezionare i sottotitoli in italiano e leggere la trascrizione italiana della conferenza. Mi sono subito trovato a mio agio con i concetti espressi che, esaminati con rigore scientifico da Seligman, sono presentati, nei modi della rivelazione divina, dagli scritti sacri bahá’í.

Seligman individua tre strade verso la felicità. Ciascuno di noi ne può percorrere una, due o anche tutte e tre. La prima è la strada del piacere e della capacità di goderne. La seconda è la strada dell’impegno. La terza quella del servizio. Ora entriamo nel dettaglio delle tre strade.

La strada del piacere

Nell’immaginario comune la religione è spesso associata alle pratiche ascetiche. Queste sono state chiaramente proibite da Bahá’u’lláh che ha dichiarato:
Vivere in clausura o praticare l’ascetismo non è cosa ben accetta al cospetto di Dio. Incombe a coloro che hanno lume e intendimento di attenersi a ciò che arreca gioia e radiosità. Le pratiche scaturite dai lombi dell’oziosa fantasia o generate dalla matrice della superstizione non s’addicono ai sapienti. In epoche passate e in tempi più recenti taluni hanno preso alloggio nelle caverne dei monti, mentre altri si sono rifugiati di notte nei cimiteri. Dite, porgete ascolto ai consigli di questo Vilipeso. Abbandonate le cose in uso fra voi e adottate ciò che vi ordina il fedele Consigliere; non privatevi dei favori che sono stati creati a vostro giovamento. (Bahá’u’lláh, Kalimát-i-Firdawsíyyih [Parole del Paradiso], Tavole)
In un altro passo Bahá’u’lláh invita chiaramente i credenti a godere di ogni buona cosa creata nei cieli e sulla terra:
Se un uomo desidera abbellirsi con gli ornamenti della terra, indossarne le sontuose vesti o partecipare ai benefici che essa può concedere, nessun male lo coglierà se non permetterà che assolutamente nulla si intrometta fra lui e Dio, poiché Dio ha ordinato ogni buona cosa creata nei cieli e sulla terra per quei Suoi servi che credono fedelmente in Lui. Godete, o genti, delle buone cose che Dio vi ha concesso e non privatevi dei Suoi meravigliosi doni. RendeteGli grazie e lodateLo e siate di coloro che sono sinceramente grati. (Bahá’u’lláh, Súratu’l-Bayán, Spigolature, CXXVIII, par. 4)
Seligman individua però due limiti sulla via del piacere verso la felicità. In primo luogo la scienza ha dimostrato che la capacità di godere dei piaceri della vita non è uguale per tutti. Al 50% dipende da fattori ereditari e la possibilità di accrescere questa capacità è piuttosto contenuta. Il secondo limite è spiegato da Bahá’u’lláh con questa chiara metafora:
Gli abitatori del regno dei nomi si affaccendano con le gaie livree del mondo, dimentichi che ogni uomo che abbia occhi per vedere e orecchie per sentire può riconoscere immediatamente quanto effimeri siano i loro colori. (Bahá’u’lláhSpigolature, XCVI, par. 1)
Seligman propone un esempio spiritoso, alle prese con un eccellente gelato alla vaniglia, il primo cucchiaino è il massimo ma, arrivati al sesto, il nostro entusiasmo è ormai svanito.

La strada dell’impegno

Negli insegnamenti bahá’í ogni credente ha il dovere di percorrere una strada di impegno. Così viene descritto chi se ne sottrae:
O MIO SERVO!
Gli uomini più abbietti sono quelli che non danno frutto sulla terra. Tali uomini in verità sono considerati fra i morti, anzi al cospetto di Dio valgono più i morti che non codeste anime oziose e ignave (Bahá’u’lláhParole Celate, dal persiano n.81)
Non solo. L’impegno sul lavoro viene equiparato alla preghiera.
S’ingiunge a ciascuno di voi di dedicarsi a una forma di occupazione, come mestieri, commerci e simili. Ci siamo degnati d’innalzare il vostro impiego nel lavoro al rango dell’adorazione a Dio, l’Unico Vero. Riflettete in cuor vostro sulla grazia e sui doni di Dio e ringraziateLo all’alba e all’imbrunire. (Bahá’u’lláh, Bishárát (Liete novelle), Tavole)
Per esemplificare questa seconda strada Seligman descrive Len, una persona che ha due attività in cui eccelle, il suo lavoro di agente di borsa e il gioco del bridge. Però Len è un misantropo, non ha amici e non è capace di costruirsi una relazione affettiva. A parte gli affari e il gioco del bridge, nella sua vita non esiste altro. Len è infelice? Certo Len non vive pienamente la propria vita ma non possiamo dire che sia infelice. Quando Len si dedica alle sue attività preferite entra nello stato di flusso, quello stato, descritto per la prima volta dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, dove il tempo si ferma e non esiste altro, la mente non si sofferma sulle amarezze della vita.
Dedicarsi a una professione è cosa meritevole di encomio, giacché chi è occupato nel lavoro è molto meno incline a soffermarsi sulle amarezze della vita. Dio voglia che tu senta gioia e radiosità, allegria ed esultanza in qualunque città o terra ti capiti di soggiornare. (Bahá’u’lláh, Lawḥ-i-Maqṣúd, Tavole)
Nello stato di flusso le emozioni non sono semplicemente incanalate, sono positive, focalizzate sull’attività che stiamo facendo e galvanizzate da questa. Questo accade più facilmente quando, svolgendo un’attività per la quale siamo portati, ci confrontiamo con una meta difficile ma non impossibile.
Fa d’uopo che gli artigiani del mondo ad ogni istante offrano alla Sacra Soglia mille pegni di gratitudine e s’impegnino al massimo e svolgano con diligenza il loro mestiere, sì che i loro sforzi possano produrre ciò che manifesterà somma bellezza e perfezione dinanzi agli occhi di tutti gli uomini. (‘Abdu’l-Bahá, Antologia, n.127)
Questo è lo stato al quale siamo abituati ad associare chi ha successo nel proprio lavoro, l’atleta nel proprio impegno agonistico o l’artista nell’atto della creazione artistica.
Mi rallegro nel sapere che ti applichi seriamente alla tua arte, perché in questa mirabile nuova era, l’arte è adorazione. Più cerchi di perfezionarla, più ti avvicini a Dio. Quale elargizione può essere più munifica di questa, che la propria arte sia pari all’atto di adorare Dio? Ciò significa che quando le tue mani impugnano il pennello è come se tu stessi pregando nel Tempio. (‘Abdu’l-Bahá, L’arte, Compilazione, n. 12)
La strada del servizio

Seligman, che per questa strada usa il termine valore, ci spiega che valore, in questo contesto, significa impegnare i nostri migliori talenti al servizio di qualcosa più grande di noi.
Ciascuna creatura umana ha doti, poteri e responsabilità personali nel piano creativo di Dio. (‘Abdu’l-Bahá, Promulgation of Universal Peace, 293, traduzione personale)
Le attività filantropiche di volontariato sono un tipico esempio di questa strada.
È un vero uomo colui che si dedica oggi a servire l’intera razza umana. (Bahá’u’lláh, Lawḥ-i-Maqṣúd, Tavole)
‘Abdu’l-Bahá sottolinea la centralità del servizio nell’educazione bahá’í:
Il servizio al mondo dell’umanità è un elemento essenziale dell’educazione bahá’í. Poiché il servizio al mondo dell’umanità è il più alto stadio cui una persona possa aspirare, il programma dell’educazione spirituale deve avere il servizio al mondo dell’umanità sia come base sia come risultato finale. (‘Abdu’l-Bahá, in Star of the West, vol.17, n.5 (Agosto 1926), p.61, traduzione italiana in Basi per un’educazione spirituale.)
Bahá’u’lláh conferma il servizio come strada verso la felicità:
Benedetto e felice colui che si leva a promuovere i migliori interessi dei popoli e delle tribù della terra. (Bahá’u’lláh, Lawḥ-i-Maqṣúd, Tavole)
Non solo, questa strada ci porta verso l’unione con Dio che è la vera meta di ogni credente:
Servire per amore dell’umanità è unione con Dio. Colui che serve è già entrato nel Regno e siede alla destra del suo Signore. (‘Abdu’l-BaháPromulgation of Universal Peace, traduzione italiana in Guida per una vita bahá’í)
Conclusione

Seligman afferma che il contributo che ciascuna strada può dare alla felicità è crescente dalla prima alla terza ma in una vita piena, in cui tutte e tre le strade vengano percorse, il risultato complessivo, in termini di felicità, è superiore alla somma dei singoli contributi delle tre strade.

La necessità di una vita completa la troviamo così espressa da ‘Abdu’l-Bahá:
Mentre possiede la vita fisica, l’uomo deve appropriarsi della vita spirituale e assieme al benessere e alla felicità del corpo deve ottenere piaceri e appagamento divini. Allora è degno di chiamarsi uomo, allora è «immagine e somiglianza di Dio», perché l’immagine del Misericordioso consiste negli attributi del Regno dei cieli. (‘Abdu’l-BaháPromulgation of Universal Peace 335, traduzione italiana in Guida per una vita bahá’í)
In questo caso Seligman simpaticamente paragona il piacere alla ciliegina sulla torta.

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá'í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti baha’i invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi. (Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)


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