venerdì 22 aprile 2016

Santa la pazienza! Virtù poco affascinante ma molto utile.

Un film sulla pazienza sarebbe una barba ma si tratta di una virtù molto utile, che facilita i rapporti interpersonali e rende la vita più felice.

di Adriano Savi

...se un video online tarda a partire, già dopo solo 2 secondi, alcuni visitatori passano ad altro.


Infastidito dal mio continuo perdere la pazienza, con l’aiuto di Google, mi sono avventurato in una ricerca dalla quale sono emersi alcuni concetti interessanti che vorrei proporvi.

Secondo una ricerca scientifica, descritta in un post della CNN di qualche anno fa, se un video online tarda a partire, già dopo solo 2 secondi, alcuni visitatori passano ad altro. Dopo 10 secondi i visitatori passati ad altro sono il 40%. E la situazione è destinata a peggiorare. Infatti la stessa ricerca mostra come, maggiore è la velocità della connessione, minore è la pazienza degli utenti.

Insomma le tecnologie digitali ci stanno viziando, ci stanno abituando all’istantaneità e, di conseguenza, siamo sempre meno disposti ad aspettare. È un male? C’è chi sostiene che l’impazienza possa avere anche aspetti positivi. Ad esempio la pagina sulla pazienza della versione inglese di Wikipedia (consultata il 15/04/16) propone alcuni esempi di impazienza positiva:

Essere impazienti di completare un lavoro e di completarlo bene
Essere impazienti di trovare la soluzione ad un problema
Essere impazienti di affermarsi nel lavoro o, più in generale, nella vita

Sempre sullo stesso tema, negli scritti bahá’í troviamo questo passo che parla dell’impazienza di raggiungere la meta che prova il ricercatore.
O FIGLIO DELLA GIUSTIZIA! Dove può l’innamorato volgere i passi, se non verso la terra dell’amata? E quale ricercatore può trovare pace lungi dal desiderio del suo cuore? Per il fido amante l’unione è vita e la separazione morte: il suo petto è privo di pazienza e il suo cuore non ha pace. Egli rinunzierebbe ad una miriade di vite per affrettarsi verso la dimora dell’amata. (Bahá’u’lláhParole Celate, Persiano, n.4)
Io però, quando penso alle mie intemperanze, continuo a sentirmi a disagio. Credo sia perché perdere la pazienza significa perdere il controllo razionale delle proprie azioni per cederlo ad uno stato emozionale negativo.

Questo mio disagio è spiegato molto bene da Udo Schaefer in Etica bahá'í alla luce delle scritture. Schaefer scrive: “In questo mondo l’uomo si trova ad affrontare continue difficoltà. Innumerevoli volte è afflitto dal male e preda del rimpianto, della paura, del dolore e della tristezza, stati mentali che stanno in opposizione alla ragione, cioè a quella qualità che dovrebbe idealmente governare e controllare tutte le nostre emozioni ed azioni.”

Ma torniamo alla ricerca su Google. Tra gli aforismi trovo questa citazione:
La pazienza è la più eroica delle virtù giusto perché non ha nessuna apparenza d'eroico. (Giacomo Leopardi, Zibaldone 112)
Non so quanto la pazienza sia eroica ma è sicuramente vero che non ha nessuna apparenza d'eroico. Esistono film avvincenti che esaltano le virtù del coraggio o della compassione ma un film sulla pazienza sarebbe decisamente una barba.

Dunque non ci sorprende quest’altro brano di Udo Schaefer, dallo stesso libro poc’anzi citato: “La pazienza non è stata discussa nei lavori etici di Aristotele, Kant, Spinoza e Hartmann, né Comte-Sponville o Bollnow la menzionano. Essa pare essere soprattutto una virtù religiosa.”

Infatti le tradizioni religiose del mondo hanno trattato ampiamente il tema della pazienza. Nei loro insegnamenti il primo ad essere paziente è il Creatore, nella Bibbia leggiamo:
Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi. (Pietro 2 3:9)
Mentre negli scritti bahá’í troviamo questo brano:
Colui Che è la Verità Eterna ben sa ciò che si nasconde nel petto degli uomini. La Sua lunga tolleranza ha imbaldanzito le Sue creature poiché, finché non sarà giunto il momento designato, Egli non strapperà alcun velo. La Sua suprema misericordia ha trattenuto il furore della Sua collera e indotto la maggior parte della gente a immaginare che l’unico vero Iddio è inconsapevole delle cose da loro commesse in segreto. (Bahá’u’lláhSpigolature 211)
La pazienza di Dio si esprime anche nella pazienza con la quale i suoi profeti hanno sopportato afflizioni e tribolazioni causate loro dagli uomini:
Considera inoltre le difficoltà e le amarezze della vita dei Rivelatori della Beltà divina. Rifletti come, soli e senza aiuto, abbiano affrontato il mondo e tutte le sue genti e promulgata la Legge di Dio! Per quanto gravi fossero le persecuzioni loro inflitte, queste Anime sante, preziose e compassionevoli, pur nella pienezza del loro potere, rimasero pazienti e, malgrado il loro ascendente, soffrirono con sopportazione. (Bahá’u’lláh, Certezza 38)
Anche gli esseri umani sono chiamati alla pazienza. Bahá’u’lláh ci esorta con queste parole:
Benedetti coloro che sopportano con fermezza, coloro che sono pazienti nelle infermità e nelle privazioni, che non si lamentano di ciò che accade loro e percorrono la via della rassegnazione. (Bahá’u’lláhSpigolature 133)
Non suona molto allettante. Avrei preferito un solenne appello a compiere un qualche gesto eroico. Un po’ di pragmatismo però mi porta a ricordare quanto la routine quotidiana sia piena di innumerevoli frustrazioni e difficoltà, grandi e piccole. Vista da questo punto di vista, la pazienza è una virtù sicuramente molto utile per affrontare la vita di tutti i giorni, ma può essere anche la chiave per vivere una vita più felice?

A questa domanda sta provando a rispondere la psicologia come si legge nell’articolo Quattro motivi per praticare la pazienza, che ho trovato sul sito di psicologia positiva dell’università di Berkeley. Ripercorriamo questi quattro motivi.

Primo. Le  persone pazienti sono più sane psicologicamente.  Secondo uno studio del 2007 di Robert Emmons, professore di psicologia all’università della California, assieme alla psicologa Sarah A. Schnitker, le persone pazienti soffrono meno di depressione e provano più difficilmente emozioni negative. Si sentono più grate e connesse agli altri esseri umani. Provano un maggior senso di abbondanza.

Secondo. Le persone pazienti sono amici e vicini migliori. Le recenti ricerche scientifiche ci dicono che le persone pazienti tendono ad essere più collaborative, più giuste e più tolleranti. Secondo i professori di management Debra R. Comer and Leslie E. Sekerka, che nel 2014 hanno condotto uno studio su questo tema, essere pazienti significa accettare un disagio per alleviare le sofferenze di coloro che ci circondano.

Terzo. La pazienza ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi Sempre nell’articolo Quattro motivi per praticare la pazienza leggiamo: “Nel suo studio del 2012, Schnitker ha esaminato anche se la pazienza aiuti gli studenti a ottenere risultati. In cinque indagini, condotte nel corso di un semestre, le persone pazienti, di tutti i tipi, hanno mostrato di esercitare maggiori sforzi per ottenere i loro obiettivi... Quelle con pazienza nei rapporti interpersonali, in particolare, hanno fatto più progressi verso le loro mete ed erano più soddisfatti quando le raggiungevano (specialmente se si trattava di mete difficili) rispetto alle persone meno pazienti. Secondo l’analisi di Schnitker, questa maggiore soddisfazione nel raggiungimento degli obiettivi, spiega perché queste persone pazienti erano, nel complesso, più contente delle loro vite.”

Quarto. La pazienza porta ad avere una salute migliore Secondo Emmons e Schnitker, nel loro studio del 2007, le persone pazienti sono affette, con meno frequenza, da problemi di salute come emicranie, acne, ulcere, diarrea e polmonite. Altre ricerche hanno mostrato che persone impazienti e irritabili tendono ad avere più problemi di salute e più disturbi del sonno. Se la pazienza può ridurre il nostro stress giornaliero, è ragionevole pensare che possa anche proteggerci contro i danni alla salute causati dallo stress.

Queste indagini sulla pazienza ci mostrano persone pazienti e dotate di diverse altre caratteristiche positive ad essa correlate. Persone che mi ricordano quell’ideale di essere umano descritto da Bahá’u’lláh con queste parole:
Sii generoso nella prosperità e grato nell’avversità. Sii degno della fiducia del tuo vicino e trattalo con viso sorridente ed amichevole. Sii tesoro per il povero, ammonitore per il ricco, risposta al grido del bisognoso, custode della santità della promessa. Sii equo nel giudicare e cauto nel parlare. Non essere ingiusto con nessuno e sii mansueto con tutti gli uomini. Sii fiaccola per chi cammina nelle tenebre, gioia per l’addolorato, mare per l’assetato, rifugio per l’angosciato, alleato e difensore per la vittima dell’oppressione. Fa’ che l’integrità e la rettitudine contraddistinguano tutti i tuoi atti. Sii asilo per l’estraneo, balsamo per il sofferente, torre incrollabile per il fuggitivo. Sii occhio per il cieco e faro che guida i passi dell’errante. Sii ornamento per il volto della verità, corona per la fronte della fedeltà, colonna del tempio della rettitudine, alito di vita per il corpo dell’umanità, vessillo per le schiere della giustizia, astro sull’orizzonte della virtù, rugiada per il terreno del cuore umano, arca sull’oceano del sapere, sole nel cielo della munificenza, gemma sul diadema della saggezza, luce risplendente nel firmamento della tua generazione, frutto sull’albero dell’umiltà. (Bahá’u’lláhSpigolature 294)
Un quadro interessante che mi fa pensare a quanto siano fortunati coloro che sono pazienti. Ma quale è la situazione per chi, come me, paziente non è?

Durante il suo studio del 2012 Schnitker ha invitato 71 studenti a partecipare ad un corso di formazione sulla pazienza di due settimane. Un corso dove hanno imparato ad identificare i sentimenti e le cause che li scatenano, come regolare le proprie emozioni, comprendere gli altri e meditare. Dopo due settimane i partecipanti hanno dichiarato di provare più pazienza verso le persone difficili, provare meno depressione e più alti livelli di emozioni positive.

In altre parole pare che io non abbia scuse, la pazienza è una virtù che si può sviluppare e non posso esimermi dall’impegnarmi in questo.

L’articolo Quattro motivi per praticare la pazienza si conclude ricordandoci che, per quanto tentiamo in tutti i modi, non riusciremo mai ad evitare completamente frustrazioni e difficoltà che sono connaturate nel nostro vivere quotidiano e dunque la vita sarà sempre difficile per chi non è paziente.

Personalmente, invece, vorrei concludere queste note con una immagine che mi ricorderà i motivi che mi spingono ad essere più paziente. Partendo dall’aforisma di Leopardi sull’apparenza poco eroica della pazienza mi viene da paragonarla ad un vestito. Non la divisa di gala di un gran generale pluridecorato ma piuttosto una tuta da meccanico. Forse non elegante ma sicuramente utile se vuoi costruire qualcosa nella vita. La gente non ti guarderà ammirata ma cercherà volentieri la tua compagnia pensando che sei una persona che non ha paura di sporcarsi le mani per impegnarti assieme a loro.

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

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