venerdì 15 aprile 2016

Dall'Huffington Post un appello ad andare oltre le Nazioni Unite per risolvere le minacce globali

Stabilire una confederazione mondiale non è fantasia. È una meta reale che tutti noi dobbiamo impegnarci per raggiungere al più presto.

di Adriano Savi

Foto di Penn State CC BY-NC-ND 2.0

Erol Vekil, canadese, è il presidente della Gesturetek Systems, una società di Toronto, all’avanguardia nei sistemi di riconoscimento dei gesti, il cui software è stato utilizzato da Microsoft per la Xbox e da Sony per la PlayStation. Da nove anni in Gesturetek Systems, Vekil è stato in precedenza alla guida di altre quattro società a livello internazionale. Ha vissuto in svariate nazioni dove è venuto a contatto con molte culture differenti. Attraverso varie organizzazioni si è impegnato su diversi fronti tra i quali la responsabilità etica negli affari, giustizia sociale e parità di genere.

Il mio interesse per questo personaggio è dovuto ad un suo interessante articolo recentemente pubblicato sull’edizione canadese dell’Huffington Post dal titolo: Una Federazione Mondiale sarebbe in grado di fornire soluzioni durevoli ai problemi globali.

Sono stato sorpreso dalle ampie similitudini tra la visione del prossimo futuro di questo signore e quella espressa dagli insegnamenti bahá’í.

Vekil scrive: “Stabilire una confederazione mondiale non è fantasia o il soggetto per il prossimo episodio di Star Wars. È una meta reale che tutti noi dobbiamo impegnarci per raggiungere al più presto.”

Il principio alla base degli insegnamenti bahá’í è l’unità del genere umano. A questo proposito Bahá’u’lláh ha scritto:
Siete tutti foglie di un unico albero e gocce di uno stesso oceano. (Bahá’u’lláhTavole 25)
Ed anche:
Il benessere, la pace e la sicurezza dell’umanità saranno irraggiungibili, a meno che e finché la sua unità non sia saldamente stabilita. (Bahá’u’lláhSpigolature 296)
Sul tema del governo mondiale, circa centocinquanta anni fa, Bahá’u’lláh rivolgeva queste parole ai governanti della terra:
O re della terra! Vediamo che aumentate le spese di anno in anno e ne fate sopportare il peso ai sudditi. Questa è, invero, un'assoluta e grande ingiustizia. Temete i sospiri e le lacrime di quest'Essere vilipeso e non imponete oneri eccessivi ai vostri popoli . . . Riconciliatevi in modo da non aver più bisogno di armamenti, salvo quelli occorrenti a difendere i vostri territori e domini. Attenti a non trascurare il consiglio dell'Onnipotente, del Fedele. Siate uniti, o re della terra! In tal modo si calmerà la tempesta della discordia fra voi e i vostri popoli troveranno riposo.  (Bahá’u’lláh, Gli inviti del Signore degli Eserciti 82, 83)
Shoghi Effendi, commentando queste parole, ha scritto:
Cos’altro significano queste ponderose parole se non l’inevitabile
limitazione dell’incondizionata sovranità nazionale come presupposto
indispensabile alla costituzione della futura Confederazione di tutte le
nazioni della terra? (Shoghi Effendi, L’Ordine mondiale di Bahá’u’lláh 40)
Oggi sarebbero le Nazioni Unite ad essere preposte a questo ruolo ma Vekil ne denuncia la debolezza, la disorganizzazione e la mancanza di efficacia. Emblematico a questo proposito Amo le Nazioni Unite ma stanno fallendo un articolo recentemente apparso sul New York Times in cui Anthony Banbury, ex assistente di Ban Ki-moon, nonostante quasi trent’anni di impegno all’interno di quella organizzazione e condividendo tutt’ora profondamente i principi che hanno portato alla sua fondazione, si sente costretto a denunciarne le enormi carenze.

In Italia poi sono in molti a ritenere le Nazioni Unite uno strumento nelle mani degli Stati Uniti. Forse non è realmente così ma il fatto che cinque nazioni abbiano un potere di veto permanente ne mina irrimediabilmente l’imparzialità e l’efficacia. Vekil dunque invita ad impegnarsi per la creazione di un’istituzione “che sia molto migliore, un organismo che possa trovare soluzioni agli enormi problemi che il mondo sta affrontando oggi e che dovrà affrontare nel prossimo futuro.”

Vekil prosegue ricordandoci che “l’umanità sta andando verso un disastro di cui è essa stessa responsabile e nessuno dei rimedi finora proposti sarà utile.” Un concetto che ricorda queste parole:
Paragonate il mondo al corpo umano che, per quanto sano e perfetto al momento della creazione, è stato afflitto, per cause diverse, da gravi disturbi e malanni. Neppure per un solo giorno ha trovato pace, anzi la sua malattia s'è sempre più aggravata perché è caduto sotto le cure di medici ignoranti, che dando libero sfogo ai loro desideri personali hanno commesso madornali errori . . . Lo vediamo, oggi, alla mercé di governanti così ebbri d'orgoglio che non riescono a scorgere chiaramente il loro vero tornaconto . . . Ogniqualvolta uno di loro si è accinto a migliorarne le condizioni, il suo intento, confessato o no, è stato quello del proprio tornaconto, e l'indegnità di questo scopo ne ha limitato il potere di guarigione o di cura . . . Ciò che Dio ha ordinato quale sovrano rimedio e come il più possente strumento per la guarigione del mondo è l'unione di tutti i suoi popoli. (Bahá’u’lláhGli inviti del Signore degli Eserciti 81)
Vekil poi prosegue specificando i poteri che questo organismo deve avere, tra i quali il potere legislativo, esecutivo, giudiziario e su questioni internazionali come la  sicurezza per tutti i cittadini del mondo, sicurezza che richiede di fermare le guerre, le epidemie, il riciclaggio, il narcotraffico, il traffico di esseri umani e l’eccessiva e pericolosa corsa agli armamenti.

Questo organismo, sempre secondo Vekil, oltre a implementare soluzioni sui temi ambientali “troverà i modi per distribuire le risorse, tra queste energia, cibo e acqua, in modo giusto ed equo.”

Shoghi Effendi similmente, parlando della confederazione internazionale, spiega che:
deve comprendere entro la sua orbita un Organo Esecutivo Internazionale per migliorare la sua suprema e indiscutibile autorità su qualsiasi membro recalcitrante dell’unione, un Parlamento Mondiale i cui membri saranno eletti dal popolo nei rispettivi Paesi e la cui elezione sarà approvata dai relativi governi, e un Tribunale Supremo i cui verdetti avranno effetto esecutivo anche nel caso in cui le parti interessate non accettassero di propria volontà di deferire il loro caso al suo giudizio. Una comunità mondiale in cui tutte le barriere economiche dovranno essere permanentemente abbattute e l’interdipendenza del Capitale e del Lavoro definitivamente riconosciuta; una comunità nella quale il vociare del fanatismo e delle lotte religiose tacerà per sempre; in cui la fiamma dell’animosità razziale sarà finalmente estinta. (Shoghi Effendi, L’Ordine mondiale di Bahá’u’lláh 41)
Le risorse economiche del mondo saranno organizzate e le fonti di materie prime saranno sfruttate e pienamente utilizzate; i mercati saranno coordinati e sviluppati, e la distribuzione dei prodotti regolata con equità e giustizia. (Shoghi Effendi, L’Ordine mondiale di Bahá’u’lláh 174)

Concordo pienamente con Vekil quando sottolinea che “nessun essere umano dovrebbe essere privilegiato solo per essere nato in un paese sviluppato che gode di risorse più che adeguate, così come nessuna persona può essere lasciata morire di fame o gli possono essere negate le più elementari condizioni necessarie per vivere solo perché è nata in una regione disastrata.  Che siate religiosi o meno, non esiste alcuna filosofia o credo al mondo che possa accettare questa iniquità.”

Ritornando sul tema del potere giudiziario che questo organismo deve avere e della sua capacità di imporre le sue decisioni sulle dispute internazionali Vekil spiega che la Federazione Internazionale deve essere supportata da una coalizione di truppe internazionali che siano in grado di intervenire nei casi in cui la forza si renda necessaria per imporre il rispetto di leggi e sentenze. Un concetto che ritroviamo in questo brano:
Siate uniti, o re della terra! In tal modo si calmerà la tempesta della discordia fra voi e i vostri popoli troveranno riposo, se siete di coloro che comprendono. Se uno di voi prende le armi contro un altro, insorgete tutti contro di lui, poiché questa non è altro che palese giustizia. (Bahá’u’lláhGli inviti del Signore degli Eserciti 83)
Vekil si sofferma quindi a chiarire un punto che ritengo focale. Una confederazione internazionale non vuole dire rinunciare alle specificità culturali e linguistiche dei nostri rispettivi paesi. Vekil scrive: “In verità essere di culture e razze differenti è la bellezza dell’umanità e la sua forza motrice. Dobbiamo rimanere orgogliosi di essere americani, canadesi, cinesi, cristiani, ebrei, buddhisti o mussulmani.” O italiani, aggiungo io. Non si tratta di buttare tutto il genere umano in un grande frullatore omogeneizzante. Si tratta di attingere al meglio da ciascuna cultura, religione, convincimento filosofico o politico per aggregare le risorse necessarie ad affrontare problemi la cui portata va molto oltre alle possibilità limitate delle nostre attuali strutture organizzative.

Il concetto di unità nella diversità, che negli ultimi decenni sta acquistando un supporto sempre più vasto, è un altro concetto con un ruolo chiave negli insegnamenti bahá’í‘Abdu’l-Bahá oltre cento anni fa scriveva:
Considerate i fiori di un giardino. Sebbene differiscano nella specie, colore, forma e aspetto, pure, dal momento che sono rinfrescati dalle acque della medesima sorgente, vivificati dalle brezze dello stesso vento, rinvigoriti dai raggi dell'unico sole, acquistano, in virtù della loro stessa diversità, ancor più bellezza e fascino. Così quando agisce quella forza unificatrice che è la penetrante influenza della Parola di Dio, le differenze di costumi, maniere, abitudini, idee, opinioni e disposizioni abbelliscono il mondo dell'umanità…

Come sarebbe sgradevole alla vista se tutti i fiori, le piante, le foglie ed i boccioli, i frutti, i rami e gli alberi di quel giardino avessero medesima forma e ugual colore! Il giardino è invece arricchito e abbellito dalla diversità delle tinte, delle forme e dell'aspetto e l'effetto che ne deriva è più grande. Similmente, quando sfumature di diverso pensiero, temperamento e carattere saranno unite sotto il potere e l'influsso d'un elemento principale, saranno rivelate e rese manifeste la bellezza e la gloria dell'umana perfezione. (‘Abdu’l-BaháAntologia 273)
Giustamente Vekil conclude ricordandoci che oggi è troppo tardi per insistere con soluzioni diverse da questa. Non vorremo certo che siano guerre o disastri ambientali di larga scala a indurci a trovare l’unità necessaria per definire soluzioni adeguate.

Dunque ripeto qui le parole di Vekil il quale afferma che si tratta di “una meta reale, che tutti noi dobbiamo impegnarci per raggiungere al più presto”. Se condividete queste idee unitevi dunque al coro di chi come i bahá’í, come Vekil e come tanti altri chiede di farla finita con i particolarismi e gli egoismi e propone di assumerci finalmente la responsabilità del genere umano nel suo complesso, per noi stessi e per le generazioni a venire.

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

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