domenica 6 marzo 2016

Autodeterminazione in un mondo unito

Quando un governo conduce al disastro la responsabilità internazionale di proteggere può salvare una nazione.

di Andy Tamas
Originale in inglese su bahaiteachings.org


Nel suo libro Il Segreto della Civiltà Divina, ‘Abdu’l-Bahá spiega come "la determinazione e i generosi sforzi del popolo" sia uno dei fattori più importanti nel progresso di qualunque società.

Studiosi e attivisti hanno detto molto in questo ampio campo dai confini indefiniti che si presenta sotto diverse forme tra le quali: sviluppo sociale, programmi di alfabetizzazione, processi di responsabilizzazione della società civile, strategia delle comunicazioni pubbliche, educazione al voto e altri. Su questo obiettivo si concentra l'attenzione di molte tra le più efficaci iniziative per lo sviluppo sociale in stati fragili ma anche altrove, specialmente dove queste iniziative si concentrano su comunità geograficamente più ristrette come può essere un vicinato.

In questo campo i bahá’í e tanti altri che condividono le loro idee, che siano impegnati come consulenti tecnici locali o stranieri, hanno diversi modi per esercitare un impatto significativo, da attività a livello nazionale di promozione della democrazia, di supporto al corretto svolgimento di elezioni, di consolidamento di media indipendenti e di organizzazioni della società civile, a programmi di sviluppo orientati a comunità locali per l'alfabetizzazione, l'educazione sanitaria e lo sviluppo economico.

A questo livello di comunità locali molte iniziative di successo operano secondo criteri che molto hanno in comune con la visione bahá’í di sviluppo, spiritualmente coerente, endogena e organica. Ad esempio in Afghanistan il Programma Nazionale di Solidarietà, è una iniziativa a livello locale, supportata dal governo centrale, di consultazione e sviluppo che ha avuto molto successo e che è attualmente attiva in oltre 20mila villaggi sparsi su tutto il territorio nazionale. Un'iniziativa che sicuramente merita di essere supportata.

‘Abdu’l-Bahá ha scritto:
...quando si combinano le intenzioni pure e la giustizia del monarca, la saggezza, la consumata destrezza e la competenza politica delle autorità al governo, e la determinazione e i generosi sforzi del popolo; allora, di giorno in giorno, appaiono palesi gli effetti del progresso, di lungimiranti riforme, della fierezza e della prosperità̀ del governo e della popolazione. (‘Abdu’l-Bahá, Il Segreto della Civiltà Divina 73)
Questi sono elementi chiave nel progresso di qualsiasi nazione e quando si combinano e si sviluppano con rigore possono apportatori di un consistente cambiamento positivo.

Tuttavia in alcuni stati, inclusi alcuni del cosiddetto mondo "sviluppato", gli sforzi internazionali per migliorare la loro situazione sono frenati da leader rapaci che si trincerano dietro al concetto di "Sovranità Nazionale", sbarrando la strada a interventi esterni. La comunità internazionale ha riconosciuto questo problema e lo ha affrontato con misure come la dichiarazione delle Nazioni Unite sulla Responsabilità di Proteggere tuttavia il mondo non ha ancora stabilito un governo sovrannazionale che abbia il potere di intervenire nelle questioni interne di nazioni mal governate. Questo consente ad élite predatorie di dirottare le elezioni o spendere le ricchezze della nazione in armi o palazzi lussuosi piuttosto che a favore del bene pubblico. Per i bahá’í una soluzione a questo problema esiste – l'unità del mondo. Gli insegnamenti bahá’í sono incentrati su questo punto chiave:
L’unificazione dell’intera umanità è il contrassegno dello stadio che la società umana sta ora per raggiungere. L’unità familiare, l’unità della tribù, della città-stato e della nazione sono state l’una dopo l’altra tentate e pienamente conseguite. l’unità del mondo è la meta per la quale questa umanità afflitta sta lottando. Il periodo della fondazione delle nazioni è ormai terminato e sta giungendo al suo culmine l’anarchia inerente alle sovranità nazionali. Questo mondo in crescita verso la maturità deve abbandonare un tale feticcio, riconoscere l’unicità e l’organicità delle relazioni umane e instaurare una volta per sempre il meccanismo che meglio potrà incarnare tale fondamentale principio della sua vita. (Shoghi Effendi, L'Ordine Mondiale di Bahá’u’lláh 172)
Nel campo dello sviluppo sociale questo nobile fine deve ispirare le ricerche teoriche e le iniziative pratiche proiettandole oltre al mero esercizio economico, legale e amministrativo per arrivare ad includere quelle forze che sono alla radice della motivazione umana in tutto il mondo, cioè la cultura, i valori e la religione.

Purtroppo tante delle cause della fragilità degli stati sono legate alle politiche e alle consuetudini degli stati cosiddetti 'sviluppati', e delle loro multinazionali, così come sono l'effetto del modo di operare di alcune istituzioni internazionali e di alcune delle logiche del commercio internazionale. Tuttavia alcuni mettono in discussione anche il concetto stesso di fragilità in quanto si tratta di un concetto che si focalizza su carenze determinate per confronto con gli stati industrializzati che si presuppone siano ben governati. Chiaramente questo è un presupposto piuttosto controverso.

Un approccio che ritengo più efficace parte dall'idea che società sopravvissute a migliaia di anni di storia, nonostante le calamità e le guerre civili, abbiano punti di forza utili a creare quello che alcuni chiamano un "ordine politico ibrido" che fonde gli aspetti migliori delle tradizioni locali in un sistema organico adeguato al contesto globale odierno in continua evoluzione. Questo richiede una varietà di istituzioni culturali, contestualmente appropriate, qualcosa che la comunità internazionale ha iniziato a concepire solo di recente. I modelli amministrativi della Fede Bahá’í, piuttosto diretti e flessibili, hanno molto da offrire come modello a questo proposito.

Un modo di vedere la sfida che l'umanità di oggi deve affrontare è quello di renderci conto che viviamo in un pianeta sottosviluppato che presenta delle sacche di sovrasviluppo. Nostro figlio Peter qualche hanno fa disse, con molta perspicacia, che noi dovremmo renderci conto che siamo come delle levatrici che assistono alla loro stessa rinascita. Siamo nella fase iniziale del parto, una fase turbolenta che dimostra la resilienza dello spirito umano anche nelle circostanze più impegnative. La Tavola del Fuoco scritta da Bahá’u’lláh ci offre alcuni consigli che ben si adattano alle attività di sviluppo sociale negli stati fragili lacerati dalle guerre:
Le spade guizzano, e Tu avanza!
Gli strali sfrecciano,
e Tu affrettati,
Sacrificio dei mondi.
Gemi Tu, o Io?
Son Io Che piango
all'esiguità̀ dei Tuoi eroi,
O Tu Che hai tratto lamenti ai mondi.
(Bahá’u’lláh, Tavola del Fuoco)
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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

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