domenica 14 febbraio 2016

Le strategie di sviluppo imposte dalle nazioni ricche ai paesi del terzo mondo sono efficaci?

Per uno sviluppo efficace e durevole è necessario un processo i cui protagonisti siano gli individui, le loro comunità e le loro istituzioni.

di Andy Tamas
Originale in inglese su bahaiteachings.org


Ad oggi sono stati spesi miliardi e forse anche migliaia di miliardi di dollari nel tentativo di risolvere i principali problemi degli stati fragili, lacerati dalle guerre, ma questi problemi persistono tenacemente. Il sistema della cooperazione internazionale – l’ampia confederazione delle ONG e dei donatori – ha provato a risolvere il problema degli stati fragili ma oggi in tanti, inclusi i governi, si interrogano sempre più spesso sull’efficacia dei metodi fin qui adottati. I bahá’í sono convinti che sia arrivato il tempo di riconsiderare le logiche alla base di questi interventi.

Il pensiero di ‘Abdu’l-Bahá sulla politica e la gestione della cosa pubblica ci aiuta a comprendere alcuni aspetti di quello che sta succedendo negli stati fragili, lacerati dalle guerre:
Il mondo della politica è simile al mondo dell'uomo: questi dapprima è un seme, poi per gradi passa alla condizione di embrione e feto… così il mondo politico non può evolversi istantaneamente dal nadir dell'imperfezione allo zenit dell'adeguatezza e della perfezione. Piuttosto, è necessario che persone qualificate lottino giorno e notte, usando tutti quei mezzi che conducano al progresso, finché il governo e la popolazione non si sviluppino sotto ogni aspetto giorno per giorno, anzi di momento in momento.
...quando si combinano le intenzioni pure e la giustizia del monarca, la saggezza la consumata destrezza e la competenza politica delle autorità al governo, e la determinazione e i generosi sforzi del popolo; allora, di giorno in giorno, appaiono palesi gli effetti del progresso, di lungimiranti riforme, della fierezza e della prosperità del governo e della popolazione. (‘Abdu’l-Bahá, Il Segreto della Civiltà Divina 72)
Un progetto di sviluppo non può essere un lavoro che qualcuno svolge per altri, al contrario gli insegnamenti bahá’í raccomandano un processo endogeno, organico, che si sviluppi localmente. Un concetto opposto alla maggior parte delle strategie di cooperazione allo sviluppo dove gli stati sviluppati  spesso impongono agli stati in via di sviluppo l’implementazione di ricette specifiche. Questi sono interventi esterni che i bahá'í giudicano superati e inefficaci.

Nella visione bahá’í di un nuovo ordine mondiale i tre protagonisti sono gli individui, le comunità e le istituzioni. A supporto di questi è importante stabilire basi spirituali e amministrative che devono essere consolidate e radicate nella società civile prima a livello locale e poi regionale prima che si possa espandere organicamente l’ambito di azione e iniziare ad applicare i principi spirituali utili per soddisfare le necessità pratiche della società. Conosciamo questo metodo perché le comunità bahá’í lo usano per combattere la povertà, risolvere conflitti e contrastare le violazioni dei diritti umani in molte parti del mondo. Tra le comunità bahá’í che hanno applicato questo metodo con successo molte si trovano in stati fragili, lacerati dalle guerre, in aree come, ad esempio, l’Africa subsahariana.

bahá’í che si sono impegnati in prima persona in attività tradizionali di cooperazione allo sviluppo, hanno imparato questa lezione con l’esperienza. Buona parte del mio lavoro, ad esempio, non è stato tra la gente comune ma, al contrario, mi è stato chiesto di valutare o partecipare all’implementazione di grandi progetti che non rappresentavano certo la naturale espansione di un processo di crescita locale spiritualmente coerente ed integrato.

Ad esempio un progetto al quale ho partecipato, con la sponsorizzazione di una grande organizzazione donatrice, consisteva nel valutare lo stato dell’amministrazione nell’Afghanistan del Nord, con l’obiettivo di redigere un insieme di linee guida che, nei prossimi anni, possano essere di supporto all’amministrazione della regione. Queste linee guida quasi sicuramente saranno concentrate sulle istituzioni trascurando gli individui e le loro comunità.

Benché la vita degli individui e delle loro comunità sarà sicuramente condizionata da questi progetti la maggior parte di loro non si sentirà responsabile di contribuire alla loro definizione e alla loro implementazione. Nonostante il mio impegno a coinvolgere le popolazioni locali nella pianificazione dei prossimi progetti ai quali parteciperò, i miei suggerimenti avranno probabilmente poco effetto sul complesso delle attività di cooperazione allo sviluppo e sulla loro implementazione, attività che si stanno rivelando costose, imposte dall’esterno e spesso inefficaci.

Sicuramente nell’ambito degli aiuti internazionali non sono mancate esperienze positive, tuttavia sono convinto che adottare un modello ispirato ai concetti bahá’í di sviluppo organico e radicato nella società civile produrrebbe risultati migliori e più durevoli rispetto al modello, oggi imperante, di calare gli aiuti dall’alto.

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)
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