mercoledì 24 febbraio 2016

Fondare una cultura del benessere sociale

Quando il dibattito collettivo genera motivazione comune e coerenza morale allora si crea benessere sociale.

di Elena Mustakova-Possardt
Originale in inglese su bahaiteachings.org


In una società malsana, può un singolo individuo essere realmente sano?

In un’atmosfera generalizzata di perplessità rapidamente crescente,
quanto è importante attuare uno sforzo collettivo per comprendere la natura del benessere sociale?

Un linguaggio comune sul benessere sociale può, andando oltre alle nostre diversità, risvegliare la nostra responsabilità di fondare culture del benessere sociale per i nostri figli e i nostri nipoti?

I principali pensatori contemporanei riconoscono che queste importanti domande, assieme alla natura frammentaria del pensiero sulla conoscenza e sulla realtà sociale, sono fonte degli enormi problemi che ci troviamo ad affrontare. Nella scelta su come affrontare queste domande è insito un potere creativo che ancora ci sfugge. Gli insegnamenti bahá’í ci suggeriscono un quadro di riferimento:
La sostanza dell’uomo sta nel suo pensiero, non nel suo corpo. La forza intellettuale e la forza animale si accompagnano. Benché l’uomo sia parte del regno animale, egli possiede un potere intellettuale superiore a tutte le altre creature. L’uomo che aspira solo alle cose elevate, diventa il più buono fra i buoni; ma se è attirato dalle lusinghe mondane, egli diventa sempre più materialista fino ad abbassarsi quasi allo stato delle bestie. (‘Abdu’l-BaháSaggezza 13)
Un secolo di opprimente focalizzazione sulla nostra realtà materiale ha portato ad un rapido incremento di alienazione, ansietà, anomia, carenza di autostima, depressione, difficoltà nelle relazioni interpersonali, esaurimenti nervosi, sindromi da deficit di attenzione, disturbi dell’alimentazione, dipendenze e violenza.

Già nel 1995 il World Mental Health Report offrì una esauriente ed autorevole disamina della relazione tra contesto sociale e salute pubblica, e di come questa relazione influisca sull’individuo, sulla comunità e sulla società. Questa disamina ha inoltre evidenziato l’incoerenza tra le diverse categorie sociali usate per identificare fenomeni di larga scala ovvero la mancanza di un quadro di riferimento organico per lo studio e la promozione del benessere sociale. Ancora nel 2008 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ponendo la sua attenzione sui fattori sociali determinanti per la salute, non era ancora, nemmeno lontanamente, arrivata a riconoscere che la salute umana deve essere riconsiderata sotto l’aspetto del benessere sociale, soprattutto in considerazione dello stato di globalizzazione del nostro pianeta.

Nel frattempo, dalla metà del secolo XIX, è stato rivelato e approfondito un ampio modello di comprensione della situazione sociale contemporanea: gli insegnamenti bahá’í. Ancora largamente sconosciuti per la maggior parte degli uomini, questi insegnamenti, sintetizzano l’essenza di quanto è stato insegnato dalle precedenti religioni sui principi per una vita sociale sana e, inoltre, tracciano un nuovo itinerario, eccezionalmente coerente e adeguato alle necessità della nostra era globale:
L’unicità essenziale di tutte le miriadi di forme e stadi di vita è uno degli insegnamenti fondamentali di Bahá’u’lláh. La salute del corpo è così concatenata con la salute mentale, morale e spirituale e con la salute individuale e sociale dei nostri simili e fìnanco con la vita degli animali e delle piante, che ciascun individuo risente delle condizioni degli altri più di quanto comunemente si creda. (J.E. Esselmont, Bahá’u’lláh e la nuova era 153)
Sin dal momento della fondazione della Fede Bahá'í e indipendentemente da questa, le scienze sociali hanno confermato molti aspetti di questa visione. Molti risultati, globalmente riconosciuti, delle ricerche in questo ambito, chiariscono che, per arrivare ad una società globale sana e sostenibile, occorre una dialettica capace di integrare tutti gli aspetti della vita sociale in un insieme moralmente coerente. Nonostante questa comprensione, tuttavia, la frammentazione sociale persiste. Una persistenza che chiarisce il sottile ma indicativo impatto dell’autentica motivazione morale che sta alla base di qualsiasi concreto movimento verso il benessere sociale. Ne Il Segreto della Civiltà Divina, scritto originariamente nel 1875, ‘Abdu’l-Bahá esamina in dettaglio il processo di fondazione di un reale benessere sociale. Vivendo in un ambiente estremista, di oppressione religiosa, nell’Iran del XIX secolo, egli scrisse:
Inoltre qualsiasi istituzione, fosse pure lo strumento del massimo bene dell'umanità, è suscettibile di abuso. L’uso o l'abuso dipendono dai vari gradi di illuminazione, capacità, fede, onestà, devozione magnanimità dei capi dell’opinione pubblica. (‘Abdu’l-BaháIl Segreto della Civiltà Divina 13)
Siate giusti: può questa civiltà nominale, priva dell’appoggio di una genuina civiltà del carattere, portare la pace e il benessere del popolo… (‘Abdu’l-BaháIl Segreto della Civiltà Divina 43)
E qui stanno l’onore e la distinzione dell’uomo: che … egli divenga fonte di benessere sociale. (‘Abdu’l-BaháIl Segreto della Civiltà Divina 4)
Fino a che questo tipo di motivazione, collettiva e spirituale, non divenga predominante, la religione continuerà a degenerare in pregiudizio e violenza. Le incongruenze tra i diversi punti di vista professionali, e particolari obiettivi etnici e politici, ci impediscono di collaborare lungo il percorso che porta a garantire la salute dei nostri figli e dei nostri nipoti in un pianeta caratterizzato da interconnessioni e interdipendenze estremamente intricate.

In un’era di promesse facili e vuote abbiamo bisogno di criteri solidi, ma anche di buonsenso, che consentano di capire quanto una data organizzazione sociale, a qualsiasi livello, sia organicamente strutturata per creare benessere sociale.

Dobbiamo porci alcune domande. Quanto coerenti, da un punto di vista morale, sono i valori e i principi mostrati nel funzionamento di un corpo sociale? Questi valori sono affermati dialetticamente e soggetti ad un esame collettivo o sono piuttosto applicati su basi ideologiche? Data una particolare organizzazione sociale, quanto questa eleva lo spirito, ispira nobiltà nell’azione collettiva e incoraggia la rettitudine nella condotta? Come questo corpo sociale concepisce il suo posto nel più ampio contesto politico, sociale e storico?  Come garantisce una genuina varietà di prospettive nella sua amministrazione consultiva, pur continuando a mantenere una struttura morale di riferimento fondata su principi universali?

Dopo che abbiamo risposto a queste importanti domande sui nostri gruppi e sulle nostre organizzazioni, la visione unitaria del benessere sociale che ne deriva potrà divenire la nostra più ricca ed inesplorata risorsa, un’energia sinergica e un orientamento condiviso finalizzati alla creazione di valori e benessere sociale. Questa risorsa si sprigiona nelle persone e tra le persone e i gruppi quando questi maturano un significato collettivo e una coerenza morale a tutti i livelli della vita sociale: fisico, mentale, emotivo e spirituale. Si genera benessere sociale quando una comunità si organizza attorno ad una motivazione comune che elevi tutti quanti.

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)

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