lunedì 14 settembre 2015

Maldicenza come Terrorismo

Oggi tutto ciò che mina la collaborazione e l’unità fra gli uomini mina la nostra società alla sua base e colpisce un suo centro nevralgico.

di Adriano Savi

Immagine di John Perivolaris
La conoscenza generata dall’umanità si espande esponenzialmente. Se durante il Rinascimento esistevano uomini geniali il cui sapere spaziava in tutti i campi dello scibile umano oggi questo non è più pensabile. La conoscenza a disposizione è semplicemente troppo vasta. Lo sviluppo scientifico non può più basarsi su pochi scienziati di spicco ma necessita di una vasta comunità scientifica basata su di un’organizzazione complessa. Complessa di conseguenza è diventata la società contemporanea che oggi basa la sua esistenza su organizzazioni complesse in tutti i campi: politico, economico, tecnologico, educativo, e così via.

Al cuore di tutto ciò sta la capacità dell’uomo di collaborare all’interno di gruppi sempre più ampi per numero di componenti e vastità geografica. Là dove la capacità di collaborare viene meno la situazione degenera. Si va da casi comuni, come riunioni condominiali interminabili dove i condomini si confrontano alzando la voce ma senza mai arrivare ad una soluzione, ad aziende impossibilitate ad operare per le divergenze tra i soci, a casi molto più gravi come quelli di nazioni afflitte da guerre intestine tanto sanguinose quanto interminabili. Senza collaborazione non c’è benessere, non c’è prosperità.

Da questo punto di vista il genere umano ha fatto notevoli passi avanti come dimostra l’affermarsi di un crescente numero di istituzioni internazionali in tutti i settori. Però i passi stentati intrapresi verso la soluzione di problemi gravissimi come il degrado ecologico, l’instabilità e la sperequazione economica, la pace e la sicurezza mondiale, dimostrano che abbiamo bisogno più che mai di un livello di collaborazione e unità maggiori.

Non è un caso che Bahá’u’lláh, fondatore della più giovane religione rivelata, la Fede Bahá’í, abbia fatto dell’unità il tema principale dei suoi insegnamenti:
Colui Che è il vostro Signore, il Più Misericordioso, nutre in cuor Suo il desiderio di vedere l’intera razza umana divenire un’anima sola e un solo corpo. (Bahá’u’lláh, Gli inviti del Signore degli Eserciti, 154)
Dunque oggi tutto ciò che mina la collaborazione e l’unità fra gli uomini mina la nostra società alla sua base e colpisce un suo centro nevralgico. Ad esempio la maldicenza e la calunnia sono un’arma potente per la creazione di divisioni, incomprensioni e risentimenti. Non ci sorprendiamo più dunque che Papa Francesco abbia paragonato il pettegolezzo al terrorismo (leggi l’articolo di Famiglia Cristiana). Nella Bibbia infatti leggiamo:
L'uomo ambiguo provoca litigi, chi calunnia divide gli amici. (Bibbia, Proverbi 16:28 - Edizione CEI)

Il peccatore è vittima delle proprie labbra, il maldicente e il superbo vi trovano inciampo. (Bibbia, Siracide 23:8 - Edizione CEI)

Guardatevi pertanto da un vano mormorare, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto, una bocca menzognera uccide l'anima. (Bibbia, Sapienza 1:11 - Edizione CEI)
Chi subisce maldicenza o calunnia non può che sentirsi ferito, in lui si svilupperanno sentimenti negativi quali insicurezza o risentimento. La sua relazione nei confronti di chi l’ha offeso non può che essere minata. Facilmente ne conseguono azioni di ritorsione che protraggono e amplificano il danno con una reazione a catena.

Chi ascolta maldicenza o calunnia necessita di un grosso autocontrollo per non cader preda del pregiudizio e non formarsi un giudizio distorto della vittima. In lui nascerà il dubbio che, chi gli ha parlato male di un terzo, parli male, in sua assenza, anche di lui. Altre relazioni che si deteriorano.

Oggi dunque evitare maldicenze o calunnie è diventato particolarmente importante se vogliamo sviluppare quei livelli di collaborazione e unità che ci permetteranno di affrontare le grandi sfide del mondo contemporaneo.

Bahá’u’lláh, nel Kitáb-i-Aqdas, il suo libro più santo che contiene le leggi per l’umanità futura, sottolinea l’importanza della proibizione di maldicenza e calunnia accostandole ad omicidio e adulterio:
Vi è stato proibito di commettere omicidio e adulterio, o di proferire maldicenza o calunnia; evitate, dunque, ciò che è stato proibito nei Libri e nelle Tavole sante. (Bahá’u’lláh, Kitáb-i-Aqdas)
Una via di fuga dalla maldicenza e dalla calunnia la troviamo in uno scritto di 'Abdu'l-Bahá che si rifà ad una tradizione su Cristo non riportata nei vangeli canonici:
Accadde un giorno ai tempi di Cristo - possa la vita del mondo essere un sacrificio per Lui - che Egli passasse accanto a una carcassa di cane, maleodorante, orribile, le membra putrefatte. Uno dei presenti disse: « Che sgradevole lezzo! » e un altro: « Che disgusto! che nausea! » In breve, ciascuno aveva qualcosa da aggiungere all'elenco. Ma poi parlò Lui, Cristo, e disse: «Guardate i denti del cane! Come sono bianchi e lucenti! » L'indulgente occhio del Messia non si soffermò un solo istante sulla repellenza di quella carcassa. Il suo solo elemento che non fosse disgustoso erano i denti: e Gesù guardò la loro lucentezza. Così dobbiamo fare anche noi, quando guardiamo gli altri, vedere dove eccellono, non dove mancano. ('Abdu'l-Bahá, Antologia, 144)
Essere in grado di focalizzarsi su quanto di positivo si trova negli altri è un’abitudine che non può che giovare a noi stessi e alle nostre relazioni con i nostri simili. Ma non basta.

Tutti noi desideriamo che gli altri evidenzino quanto positivo abbiamo e questo, di conseguenza, deve spingerci ad essere i primi a vedere le buone qualità degli altri. Bahá’u’lláh a questo proposito scrive:
O Compagno del Mio Trono! Non ascoltare e non vedere alcun male, non degradarti, non sospirare, né piangere. Non dire il male, affinché tu possa non udire il male che ti vien detto, e non esagerare le colpe degli altri, affinché le tue possano non apparire grandi; non desiderare l’avvilimento di alcuno, affinché non sia palesato il tuo. (Bahá’u’lláh, Parole Celate, Persiano, 44)
Purtroppo la dannosità di maldicenza e calunnia oggi non è affatto compresa. Lamentarsi dei difetti altrui è pratica comune per sfogare le proprie insoddisfazioni sul posto di lavoro o in famiglia. Il pettegolezzo è invece considerato un passatempo divertente e appassionante al punto che esistono riviste che hanno basato su di esso il proprio successo commerciale.

Fermiamoci un attimo e pensiamo a come sarebbero diversi gli ambienti che frequentiamo se potessimo affrontare i nostri rapporti con gli altri sicuri di venir apprezzati per quello che siamo e supportati là dove siamo carenti. Quanto più efficaci saremmo nelle nostre attività? Quanto più efficaci sarebbero i risultati del gruppo nella sua complessità? Come sarebbe un mondo che si basasse su questi concetti?

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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá'í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti baha’i invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi. (Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, 2)

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