di David Langness
Terzo articolo della serie: Porre fine all'evasione fiscale
Originale in inglese su bahaiteachings.org
O amico mio! In tutte le evenienze ci si deve attenere a quei mezzi che promuovano la sicurezza e la tranquillità tra i popoli del mondo. Il Grande Essere dice: In questo Giorno glorioso tutto quello che vi purifica dalla corruzione e vi conduce verso la pace e la quiete è in verità la Retta Via. (Bahá’u’lláh, Tavole 154)Recentemente, negli Stati Uniti, si discute spesso sui vantaggi di un sistema fiscale ad aliquota fissa rispetto ad uno ad aliquota progressiva.
In un sistema ad aliquota fissa si paga sempre la stessa percentuale di tasse, indipendentemente dall’imponibile. Si paga la stessa percentuale fissa indipendentemente da quanto abbiamo guadagnato. In tutto il mondo ci sono trentanove nazioni che hanno un sistema fiscale ad aliquota fissa. Per la maggior parte si tratta di piccole nazioni ma con due importanti eccezioni: la Russia e l’Arabia Saudita.
In un sistema ad aliquota progressiva la percentuale di tasse pagate è graduale e cresce in proporzione all’imponibile. Chi ha entrate modeste paga meno tasse o, in alcuni casi, non paga affatto. Gli economisti e altri studiosi concordano sul fatto che un’aliquota progressiva riduca le disparità tra ricchi e poveri. Nella stragrande maggioranza delle nazioni del mondo la legislazione fiscale prevede sistemi ad aliquota progressiva.
Quale sistema ritenete sia più equo?
Gli insegnamenti bahá’í sostengono il sistema progressivo:
Ad esempio un ricco ha entrate consistenti mentre le entrate di un povero sono modeste. Per porla in modo più specifico: il ricco ha dieci milachili di prodotti e il povero ne ha dieci chili. Ora è giusto tassare entrambi nello stesso modo? No, al contrario, il povero in questo caso deve essere esonerato dalle tasse. Se il povero desse un decimo delle sue entrate e il ricco desse pure un decimo delle sue entrate sarebbe ingiusto. Perciò in questo modo deve essere fatta una legge che, nel caso di un povero che abbia solo dieci chili di prodotti e li necessiti tutti per la sua alimentazione, lo si esoneri dal pagare tasse. Ma se il ricco, che ha diecimila chili, paga un decimo o due decimi sul suo prodotto, egli non andrà incontro a difficoltà. Per esempio se egli dà duemila chili ne avrà ancora ottomila. Se una persona a cinquantamila chili, anche se ne da diecimila, egli ne avrà ancoraquaranta mila. Perciò le leggi devono essere fatte in questo modo. (‘Abdu’l-Bahá, Star of the West, Volume 4, p. 83, traduzione personale)I bahá’í ritengono che una tassazione progressiva rappresenti un sistema più umano di amministrare qualsiasi governo:
…la tassa sul reddito si deve esigere nel seguente modo: ad esempio, quando tutto il reddito di una persona ammonti a cinquecento dollari e le spese che gli sono necessarie ammontino a cinquecento dollari, egli dovrebbe essere esentato dal pagare tasse. Un’altra persona le cui spese ammontino a cinquecento dollari ma le cui entrate siano di mille dovrebbe pagare un decimo delle sue entrate come tasse perché egli ha più di quello che necessità per vivere e può permettersi di pagare un decimo del suo reddito senza problemi. Un’altra persona, le cui spese siano di mille dollari e il cui reddito sia di cinquemila, dovrebbe pagare un decimo e mezzo del suo reddito in quanto egli ha più di quanto necessita. Un’altra persona le cui spese necessarie siano di mille dollari e il cui reddito sia di diecimila, dovrebbe pagare due decimi in quanto egli possiede più di quanto necessiti. Un’altra persona le cui spese siano quattro o cinquemila dollari e il cui reddito sia di centomila dollari dovrebbe pagare un quarto. Un’altra persona, il cui reddito sia di duecento dollari e i cui bisogni reali, solo per sostentarsi, ammontino a cinquecento dollari e che si impegni nel lavoro ma abbia poca fortuna con il raccolto, una tale persona dovrebbe ricevere aiuto dal deposito comune, così che egli non muoia di fame e possa condurre una vita decente.Da un punto di vista bahá’í, tuttavia, qualsiasi sistema di tassazione sul reddito deve essere equo e onnicomprensivo. Oggi, nella maggior parte delle nazioni che impongono tasse sul reddito, il sistema fiscale comprende schemi di aggiustamento, con esenzioni e deduzioni, che creano favoritismi nei confronti di certe fasce e certi tipi di reddito o di investimenti. Pesantemente influenzati da potenti gruppi di interesse, i legislatori hanno spesso creato casi particolari, limitazioni ed esclusioni che hanno ingiustamente beneficiato alcuni a scapito di altri.
In ogni villaggio i mezzi necessari per il sostentamento di tutti gli orfani devono essere messi a disposizione dal deposito comune. Anche per gli anziani, i deboli, i disoccupati, l’istruzione, la salute pubblica, per tutto questo, devono essere fatti stanziamenti dal deposito. (‘Abdu’l-Bahá, Star of the West, Volume 9, p. 347, traduzione personale)
Gli insegnamenti bahá’í sostengono che queste incoerenti e inique eccezioni violano i principi di giustizia ed equità.
Al contrario, i principi fiscali imparziali e universali proposti dagli insegnamenti bahá'í, dopo che l’aliquota è stata stabilita in base al reddito, non consentono di declinare responsabilità o di lasciare che il peso dei pagamenti gravi su di una qualsiasi classe economica più di quanto la giustizia consenta.
Nel passato molte nazioni hanno ingiustamente esentato dalle tasse i ricchi e quindi hanno lasciato che la maggior parte della pressione fiscale ricadesse sulla classe media, quella dei salariati, dei professionisti e di coloro che dovevano lavorare per guadagnarsi da vivere. Attualmente il miscuglio di differenti sistemi fiscali delle diverse nazioni e la proliferazione dei paradisi fiscali ha consentito ai super ricchi, sia individui che multinazionali, di usare metodi quasi legali per minimizzare o, addirittura, evitare completamente le tasse. Questa ingiusta situazione attuale, secondo i bahá'í, potrà scomparire solo quando l’umanità attuerà un sistema fiscale equo ed internazionale gestito da un governo mondiale democraticamente eletto e impegnato a garantire la pace:
Gli strumenti di guerra e di morte si moltiplicano e aumentano in misura inconcepibile e l’onere del mantenimento militare tassa i vari paesi al di là della sopportazione. Eserciti e flotte divorano le sostanze e i possedimenti dei popoli. La tassazione costringe i poveri che faticano, gli innocenti e gli indifesi a fornire munizioni e armamenti ai governi che vogliono conquistare territori e difendersi da potenti nazioni rivali. Nel mondo dell’umanità non c’è oggi una tribolazione più grande o funesta della guerra imminente. Perciò la pace internazionale è una necessità cruciale. Sarà formata una corte arbitrale di giustizia, che componga le dispute internazionali. In questo modo ogni possibilità di discordia e di guerra fra le nazioni sarà ovviata. (‘Abdu’l-Bahá, The Promulgation of Universal Peace 317, traduzione personale)Articolo precedente
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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláh, Parole Celate, Arabo, n.2)
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