venerdì 22 luglio 2016

Il precetto bahá’í di servire l’umanità

Questa serie di articoli presenta la cultura del servizio all’umanità che la comunità mondiale bahá’í si sforza di diffondere.

di Layli Miller-Muro
Primo articolo della serie: La cultura del servizio all'umanità
Originale in inglese su bahaiteachings.org

E fra gli insegnamenti di Bahá’u’lláh vi è la parità fra uomini e donne. Il mondo dell’umanità ha due ali — una, le donne, l’altra, gli uomini. Finché le due ali non saranno ugualmente sviluppate l’uccello non potrà volare. (‘Abdu’l-Bahá in La donna 27, compilazione della Casa Universale di Giustizia)
Crescendo in una famiglia bahá’í, sin da piccola mi è stato insegnato il concetto di uguaglianza fra uomo e donna, uno dei principi fondamentali degli insegnamenti bahá'í, tuttavia, diventata adulta, mi sono resa conto della realtà delle cose e ho compreso che abbiamo ancora molta strada da fare prima di arrivare a trattare i generi con uguaglianza.

Questo è il motivo che mi ha indotto a fondare, nel 1997, il Tahirih Justice Center.

Tutto è iniziato quando, da studentessa in legge, mi sono interessata ad un caso di alto profilo che ha rivoluzionato la legge sull’asilo negli Stati Uniti. Fauziya Kassindja, all’età di 17 anni, fuggì dal suo paese natale, il Togo, per paura di essere costretta ad un matrimonio forzato e di subire mutilazioni genitali. Cercò asilo negli Stati Uniti ma, invece di trovare protezione, passò più di diciassette mesi in carcere. Vi rendete conto?

Ero ancora una giovane studentessa di legge presso un’università degli Stati Uniti ma volevo aiutare Fauziya. Portammo il suo caso davanti alla più alta corte del paese competente in tema di immigrazione e Fauziya nel 1996 ottenne l’asilo dallo U.S. Board of Immigration Appeals. Questa decisione creò un precedente stabilendo, per la prima volta in assoluto, che la persecuzione di genere è un motivo valido per ottenere asilo. Ispirate da questo successo Fauziya ed io scrivemmo un libro sul suo caso intitolato: Do They Hear You When You Cry?

La storia della vita di Fauziya ricevette grande attenzione e arrivarono numerose richieste di aiuto da donne e ragazze di tutto il mondo che si trovavano in circostanze similari. Cercai ma trovai pochissime organizzazioni in grado di aiutare e disposte a farlo. Per questo decidemmo di usare tutti i proventi del libro per creare il Tahirih Justice Center, un’organizzazione no-profit con una missione internazionale: proteggere le donne e le ragazze che si trovano in situazioni difficili.

Nonostante che la comunità bahá’í stia solo iniziando a capire come applicare gli insegnamenti di Bahá’u’lláh per curare i mali del mondo, abbiamo già imparato molti concetti incoraggianti riguardo lo sviluppo di modelli di vita comunitaria e l’applicazione dei principi bahá’í per portare sollievo alle sofferenze dell’umanità.

Gli esperimenti di sviluppo sociale ed economico ispirati dagli insegnamenti bahá’í sono ancora in una fase iniziale ma hanno ottenuto l’incoraggiamento della Casa Universale di Giustizia – l’istituzione, democraticamente eletta, a guida della comunità mondiale bahá’í. Trovo che sia appassionante far parte della comunità bahá’í proprio nel periodo in cui stiamo iniziando ad imparare come implementare gli strumenti di azione sociale per il benessere della società. Questa breve serie di articoli prende ad esempio l’esperienza del Tahirih Justice Center per presentare quella cultura del servizio all’umanità che la comunità mondiale bahá’í si sforza di diffondere.

Una cultura di servizio agli altri per la quale gli insegnamenti bahá'í richiedono, sia al singolo che alla collettività, uno standard molto alto:
Senza azione, niente si può compiere nel mondo materiale, né possono le parole sole fare avanzare un uomo nel Regno Spirituale. Non è soltanto per il bene fatto con la parola che gli eletti di Dio hanno raggiunto la santità; ma perché con vita paziente e con costante attività hanno portato luce al mondo. Fate dunque sì che le vostre azioni possano essere ogni giorno come belle preghiere. Volgetevi verso Dio e cercate sempre di fare ciò che è giusto e nobile. Soccorrete i poveri, rialzate i caduti, confortate gli addolorati, curate gli infermi, incoraggiate i timorosi, liberate gli oppressi, infondete speranza agli sfiduciati, ricoverate i derelitti! Tale è il lavoro di un vero Bahá'í; questo è ciò che si aspetta da lui. Se ci adoperiamo a fare tutto ciò, allora siamo veri Bahá'í, ma se di ciò non ci curiamo, non siamo seguaci della Luce e non abbiamo diritto a questo nome. (‘Abdu’l-Bahá, Saggezza 96)
Guidata dall’esempio di ‘Abdu’l-Bahá, la comunità mondiale bahá'í ha una lunga storia di impegno nell’azione sociale. Sin primi giorni della fede, la comunità bahá'í si è distinta per questo. ‘Abdu’l-Bahá, il perfetto esempio di bahá'í, provvedeva ai bisogni dei poveri tutti i giorni ed era noto nel mondo per i suoi molti atti di servizio ed estrema generosità. ‘Abdu’l-Bahá donava i vestiti che stava indossando ai poveri senza dimora che incrociava sul suo cammino, dava soldi a coloro che cercavano aiuto, lavava e nutriva coloro che erano troppo deboli per farlo da soli e trattava tutti, di qualsiasi classe, razza o livello di educazione, con lo stesso amore e rispetto. Il suo nome, che significa “Servo di Dio” rispecchiava veramente le sue azioni:
Si dedicava alla beneficenza con tale determinazione che dava la precedenza alla compagnia dei poveri rispetto a quella dei ricchi. In un caso, durante il viaggio di ‘Abdu’l-Bahá a New York nel 1912, Egli fu invitato a casa di molti illustri esponenti dell’élite newyorkese ma declinò i loro inviti dicendo: “Devo lavorare con i poveri e non con i ricchi. Amo tutti con il cuore tuttavia non sono qui per visitare le case dei ricchi.” Quando Andrew Carnegie fece pressione perché accettasse l’invito, Egli cedette ma solo dopo molti sforzi per persuaderlo. (Allen Ward, 239 Days: ‘Abdu’l-Bahá’s Journey in America 186)
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Queste sono opinioni puramente personali e non rappresentano l'opinione della comunità bahá’í o di qualunque sua istituzione. Gli scritti bahá’í invitano ogni singolo ad una libera ed indipendente ricerca:
O FIGLIO DELLO SPIRITO!
Ai Miei occhi la più diletta di tutte le cose è la Giustizia; non
allontanartene se desideri Me, e non trascurarla acciocché Io
possa aver fiducia in te. Con il suo aiuto ti sarà possibile discernere
coi tuoi occhi e non con gli occhi degli altri, e apprendere
per cognizione tua e non con quella del tuo vicino. Pondera
ciò nel tuo cuore, come t’incombe d’essere. In verità la Giustizia
è il Mio dono per te e l’emblema del Mio tenero amore.
Tienila adunque innanzi agli occhi.
(Bahá’u’lláhParole Celate, Arabo, n.2)


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